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Roberto Antonelli: "Roma straordinaria contro il Barcellona anche grazie al mister. Dzeko un centravanti vero"

di Danilo Magnani
Fonte: Tele Radio Stereo

Roberto Dustin Antonelli, ex giocatore tra le altre di Roma e Milan, è intervenuto ai microfoni di Tele Radio Stereo. Queste le sue dichiarazioni:

Somigli ancora a Dustin Hoffman?
“Non tanto, sono cambiato un pochino: lui invecchiando è migliorato, io invece sono peggiorato (ride)!”.

Col Milan hai vissuto sia uno dei momenti più belli con lo Scudetto della stella, che uno dei più tristi con le retrocessioni incredibili...
“Sì quella per il calcio scommesse fu davvero brutta e ci suggestionò negli anni successivi”.

Anche in serie B comunque avevate tantissimo seguito.
“I tifosi del Milan sono particolari veramente, come quelli della Roma ed anche quelli del Genoa, altra squadra in cui ho avuto il piacere di giocare. Un pubblico straordinario che ti seguirebbe anche in serie C”.

A Roma ritrovasti Buriani.
“Sì ed anche Maldera che era arrivato un paio di anni prima”.

Sì un'altra perdita terribile, una persona di un carisma e di una sensibilità enormi Maldera.
“Sì hai detto cose giustissime, ho un ricordo davvero positivo di lui come ragazzo”.

Per altro era un fuoriclasse, un terzino da 10 gol a stagione.
“Eh sì, conta che io ci ho anche fatto il militare assieme, poi ci ho fatto il corso da allenatore assieme, era come un fratello per me”.

Nel tuo anno alla Roma tanti problemi fisici.
“Sì mi ruppi il tendine e fui costretto a stare fermo per 6 mesi. Sono rientrato proprio al derby e sono riuscito a segnare un gol che mi ricorderò per sempre”.

Girata fulminea, avevi pochissimo spazio.
“Sì una specie di uno/due con Maldera e poi la calciai al volo”.

Hai segnato sotto curva nord, ma hai fatto 80 metri per andare sotto la sud, particolare che i tifosi non dimenticano.
“E neanche i giocatori credimi”.

Parliamo di Roma-Barcellona, partita quasi irreale per quanto è stata perfetta.
“Assolutamente, il Barcellona è stato spazzato via: è incredibile dirlo ma la Roma poteva anche segnare di più di così”.

Da calciatore hai avuto la percezione che il Barcellona abbia sottovalutato la partita dopo il match dell'andata?
“Sinceramente credo solo che la Roma abbia giocato una partita straordinaria, anche grazie al mister che la ha impostata con una pressione continua dal primo all'ultimo minuto. Una squadra molto alta che ha impedito al Barcellona di fare il proprio gioco: i blaugrana non sono praticamente esistiti. Credo che il merito sia stato soprattutto della Roma”.

Da attaccante ci dai un giudizio su Dzeko?
“Un centravanti vero, anche se è molto diverso da come ero io. Partecipa tanto alla manovra ed anche dentro l'area è molto temibile. Credo sia un giocatore completo, un giocatore da grande squadra, un giocatore da Roma”.

Anche se ha avuto qualche momento difficile.
“Sì ma quello capita un po' a tutti, a lui è capitato all'inizio e ci sta anche l'ambientamento. Sarebbe troppo facile avere un giocatore che segna sempre 20/30 gol all'anno. Ci sono Ronaldo e Messi così, gli altri sono normali”.

Il tuo rammarico alla Roma può essere stato essere arrivato troppo tardi, alla fine di un ciclo?
”Veramente io dovevo arrivare due anni prima con Maldera, poi il presidente decise di mandarmi al Genoa, dove rimasi altri 2 anni fino a che arrivò lo svincolo. Così andai alla Roma, che ancora mi voleva: riuscii ad arrivare, ma lo feci con un paio d'anni di ritardo”.

Una curiosità da amante del calcio anni '80. Il tuo Monza oggi è sparito dai radar del calcio che conta: una squadra che era abituata a stare almeno in serie B. Ti dispiace che sia così?
“Sì ma ora sono molto contento che sia finito in mano ad un imprenditore monzese che stimo molto: una famiglia solida che aiuterà il Monza a tornare in serie B”.

Hai potuto dare poco alla Roma, ma un gol al derby è una cosa che rimane.
“Devo dire che ho la Roma nel cuore anche se sono stato poco e non ho potuto dare tutto quello che avrei voluto. Proprio su quella partita vi racconto un aneddoto: durante il riscaldamento parlai un po' con Eriksson e gli dissi che mi sentivo pronto a giocare dopo l'infortunio. Giocava Iorio, che non fece molto bene, ed il mister mi disse negli spogliatoi: «Adesso vediamo se è vero quello che mi hai detto prima»”.


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