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Rosella Sensi: "Non avrei mai messo in vendita la Roma in quel modo. Rimpianto più grande? La cessione di Samuel. I 40 anni di Totti? Francesco è una persona educata"

di Marco Rossi Mercanti
Fonte: La Partita Perfetta - Sportitalia

Rosella Sensi, ex presidente della Roma, è stata ospite a La Partita Perfetta, trasmissione in onda su Sportitalia. Ecco uno stralcio delle sue dichiarazioni:

Ho nostalgia per la Roma, è stata una storia bellissima, ti travolge e in quel momento è stato un rapporto d'amore infinito. C'erano dei dirigenti particolari che nel tempo sono venuti a mancare, non ho la percezione di questo carisma che influisce sulla conduzione di una società. C'è nostalgia per gli screzi del passato, che erano fatti con passione rispetto a oggi. Più serena? La Roma va molto bene (ride). Ho meno responsabilità ovviamente non essendo più parte della società. Di nuovo alla guida di una società di calcio? In un altro club non avrei lo stesso trasporto. Il calcio è sempre calcio, è sempre bello ma sono diversi gli interlocutori. Rimpianto per il mancato scudetto? Ce ne sono tanti, così come tanti sbagli ma io voglio portarmi dietro tanti bei ricordi. Il rimpianto, più che altro, non è una partita ma è stato quando abbiamo ceduto Samuel al Real Madrid, non volevo firmare, era un pezzo importante per la nostra difesa e fu difficile da accettare. Di momenti belli penso allo scudetto, alle Coppe Italia, la Supercoppa vinta, l'abbraccio con Bruno Conti nell'anno dei quattro allenatori, ci risollevammo grazie a lui, Totti e Montella. Ci ricompattammo prima dell'arrivo di Spalletti. La Curva Sud? Sono stata vivacemente contestata e forse ho unito la tifoseria in questo senso, fu contestato anche papà e Dino Viola. Essere tifosi è anche questo, se perdi te la devi prendere con qualcuno. Nonostante le contestazioni, ho sempre guardato da quella parte, senza quella curva è difficile che i giocatori giochino con questa tenacia. Quella curva vuota non ha senso, poi quando non conosco bene le cose preferisco non allargarmi. La Lega? C'è uno statuto che dice di non prendere le decisioni così facilmente, bisogna essere d'accordo. Non dico che prima si decidesse meglio, ma era sicuramente più facile. La necessità di un club di grande importanza come la Roma, l'Inter o la Juventus non si sposa con quelle necessità dei piccoli club, ma qua non è colpa di Beretta. Dove vedo le partite? Nella stessa posizione a casa mia, sono scaramantica. Non sono riuscita a tornare subito allo stadio per la malinconia, per cui il posto di papà l'ho sempre lasciato libero pure quando ero io il presidente. Mi piace ricordare la partita della Roma come quando c'era papà. Una partita della Roma americana che mi ha esaltato? Non voglio dire sempre le stesse cose, ma quando si vince il derby è sempre una bella soddisfazione. Qualcosa da dire sui 40 anni di Totti? Ero in disaccordo con mia madre, quando si considera Francesco come un figlio... Le ho detto che poteva dirglielo privatamente, Totti è una persona educata. Io parlo spesso con Ilary, non ho amarezza, per incontrarlo non mi serve la festa dei 40 anni. La Roma ai Moggi? E quando è stato detto, mi mancava questa cosa. Sulla vendita della Roma s'è detto di tutto, chi diceva che voleva comprarla, era un acquirente in pratica e in quel momento la squadra era la prima a essere massacrata. Continuano a non credermi, io ho sempre fatto gli interessi della Roma. Non avrei mai messo la Roma in vendita in quel modo, ma non decido io. Scudetto? Posso non dirlo? (ride). Non sono stata cercata per 5 anni, perché dovrei volerlo adesso. Inviai una maglia a Pallotta quando DiBenedetto era presidente. Pensavo che arrivando Pallotta si ricordasse di questo gesto e invece niente. Tuttavia, resta il mio presidente e deve vincere. Hanno anche rinnovato il contratto a Totti...”


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