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Sabatini: "Il mio contratto non è un problema. Kjaer? Dopo il derby è entrato in un tunnel oscuro. Bojan? Ha segnato più di Vucinic"

di Redazione Vocegiallorossa
Alessandro Carducci

Sabatini al termine della conferenza stampa di Marquinho risponde ad alcune domande dei giornalisti

La Roma può arrivare in Champions?
"La Roma deve ambire a rappresentare qualcosa nel panorama calcistico, ad introdurre e rappresentare un'idea di gioco. Nessuna idea rivoluzinaria ma un modo diverso di interpretare le gare. Per questo abbiamo preso un tecnico come Luis Enrique ma ceramente dobbiamo anche arrivare ai risultati. Forse per un errore nostro di comunicazione passa il concetto che questo sia un anno di transizione e che i risultati negativi vengano presi con benevolenza. Dobbiamo saper sopportare le sconfitte però sapevamo che per creare un presupposto di grande squadra saremmo dovuti passare per questo tipo di percorso. Non sarà certamente un piano quinquennale di staliniana memoria, vogliamo fare molto prima e se non dovessimo riuscirci qualcuno avrà sbagliato".

Se credete in Marquinho perché è arrivato solo in prestito con diritto di riscatto?
"Quando capita un'occasione bisogna prenderla. Molti giocatori forti possono andare incontro a qualsiasi tipo di problema e questa formula ci agevola".

Il suo contratto?
"E' una cosa marginale, molto meno importante delle partite che andremo a giocare. Non ho ricevuto offerte e la società mi ha già dato la sua fiducia. Il mio contratto scade il 30 giugno, non tra una settimana o alle idi di marzo. Sono un uomo molto inquieto e firmerò quando sarò tranquillo di aver fatto un buon lavoro, non si rimane a Roma per volontà divina"

Quanto conta la carta di identità, la Roma è carente in merito all'esperienza?
"Non credo che squadra giovane equivalga a squadra che perda, altrimenti avremmo sbagliato le scelte".

E' vero che la proprietà le ha chiesto di stabilire un budget affinché lei possa costruire una squadra vincente fin dal prossimo anno?
"E' una domanda complicata. Io auspico che la Roma possa essere competitiva. La proprietà è molto presente, anche se distante. Abbiamo fatto di recente una riunione per tracciare un piano di rinforzo ma prima dobbiamo capire questa squadra. Difficile rinforzare una squadra se non ci fosse già un'identità e su questo siamo molto soddisfatti. Prima vogliamo quindi attestarci su un valore, quest'anno. Se questa squadra confermerà la nostra proiezione, la nostra speranza, il prossimo anno potremo diventare molto più forti".

Cosa serve per essere competitivi?
"La Roma ha già dato segnali di essere competitiva. Ci manca la convinzione estrema di poterlo essere, a volte subiamo delle soluzioni tattiche cui non riusciamo a controbattere. Se avessimo fatto risultato a Siena saremmo già in un'orbita importante. Saremo all'altezza perché vedo la qualità del lavoro. L'allenatore propone una corda tesa allo spasimo, i giocatori si stanno sintonizzando. Quando sono venuto qui la prima volta ho detto avremmo provato a costruire qualcosa e, a sei mesi di distanza, siamo abbastanza soddisfatti".

Vucinic, Menez e Borriello sono stati ceduti a squadre che lottano per il titolo nazionale? Perché queste cessioni?
"Abbiamo fatto delle scelte tecniche tra i giocatori funzionali o non funzionali al progetto. Vucinic, lo ricorderete, non voleva rimanere, ed è stata l'unica scelta obbligata forse. Poi io mi prendo la responsabilità e non è una frase vuota, se dovesse andare male non sarò stato un buon dirigente per questa squadra".

A giugno arriveranno giocatori già affermati?
"Alcune speranze stanno già diventando certezze. Prendiamo giocatori che crediamo esser forti ma non significa siano già affermati. Una squadra non diventa improvvisamente forte ma deve essere interiormente forte".

Cosa pensa il ds quando una squadra non riesce a trovare delle contromisure tattiche, come nella partita di Siena?
"Penso che le contromisure degli avversari debbano essere controbattute dalle nostre qualità. Non vogliamo fare un passo indietro, non vogliamo un tecnico alchimista, vogliamo un allenatore portatore di un'idea calcistica. Ce la riconoscono tutti, anche voi. Dobbiamo avere la forza di non fermarci".

Cosa vi ha portato a non rafforzare ulteriormente la Roma?
"Due motivi: innanzitutto a gennaio non ci sono i calciatori forti, non si muovono dalle proprie squadre se non in condizioni straordinarie. Poi abbiamo voluto dare, su imput di Luis Enrique, un numero giusto di giocatori per poter lavorare quotidianamente".

Kjaer, José Angel e Bojan?
"Kjaer sembra il giocatore da abbattere e il tentativo è quasi riuscito. E' vittima di una sindrome, il Kjaer che ho portato a Roma è un altro, dopo l'episodio del derby è entrato in un tunnel oscuro e sta mostrando qualche insicurezza, che lo porta a fare errori eclatanti. Dobbiamo proteggerlo. La cosa si sta facendo difficile, c'è una sorta di congiura astrale su di lui e i suoi errori vengono rimarcati da tutti, sebbene sbaglino tutti i calciatori. José Angel ha iniziato accendendo molte speranze in tutti noi, si è un pochino fermato ma ripartirà. Bojan ha fatto comunque un gol più di Vucinic e quattro più di Borriello. Non lo boccerei oggi, è un giocatore che vale. Ha trovato meno spazio di quanto si aspettasse. Ha pagato anche il buon momento di Borini. Abbiamo ancora mesi di campionato".

L'obiettivo di quest'anno?
"Luis Enrique ti risponderebbe la prossima partita contro il Parma. Oggi vi dico che questa squadra potrebbe combattere per andare in Champions. Se non sarà così lotteremo per il quarto o quinto posto. Deve esserci sempre un obiettivo".

Il mercato brasiliano è aperto fino ad aprile, ci saranno altre cessioni?
"Se ci dovesse essere una richiesta, presumibilmente per calciatori brasiliani, la valuteremo".

L'eventuale entrata in Europa condizionerà le sue scelte o sa già il budget che avrà a disposizione?
"E' evidente che l'ingresso in Champions darebbe respiro alle casse, prestigio alla società, ma la proprietà non ha mai messo paletti e infatti abbiamo fatto grandi cose la scorsa estate. Con Fenucci e Baldini stiamo lavorando per proporre le soluzioni migliori alla società, certamente non faremo il mercato del City".

Sarà il ds della Roma con certezza il prossimo anno?
"Ripeto non ho avuto altre offerte e non le ascolterei ma sono io a voler essere sicuro di me stesso e del mio lavoro, voglio essere legittimato a rimanere il ds della Roma. Premesso che non ci sarà mai per me un posizionamento migliore di quello attuale ma voglio meritare di rimanere qui. Qualche anno fa lo avrei definito sogno quello di lavorare qui".

Di quanti giocatori avrà bisogno la Roma?
"Vogliamo tenere un numero basso. Sarebbe facile dire di voler prendere un giocatore per reparto ma ad oggi non lo sappiamo ancora. Dovranno essere forti. L'anno prossimo dovrà essre un compimento di quello che abbiamo iniziato quest'anno".

Se la stagione dovesse finire così come ora sarebbe un fallimento?
"No, sarei molto deluso anche se bisognerebbe vedere come finirebbe la stagione e per quale motivo. Se magari si arrivasse sesti dopo aver lottato per il terzo posto sarebbe un conto, se si arrivasse passivamente un altro".

Lei quindi ora non si sente legittimato? Le è stato proposto un triennale?
"Io guardo alla mia vita con una scadenza più corta, al contrario della Roma (ride ndr). Non mi sento a disagio, non credo di aver commesso nefandezze particolari. Vorrei trovare una tranquillità interiore, sono sempre agitato, nervoso, vorrei vedere i giocatori primeggiare. E' un privilegio per me arrivare qui, voglio capire fino in fondo dove può arrivare questa squadra".

 

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