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Spalletti: “Più siamo e più vinciamo”

di Alfonso Cerani
Fonte: AS Roma match program

L'allenatore della Roma, Luciano Spalletti, ha rilasciato un'intervista pubblicata sull'AS Roma match program. Ecco le sue parole, a cominciare da Roma-Chievo 4-0 del 12 dicembre 2005:

Cosa ricorda di quella gara?

“Una bella vittoria. Poi successo dopo successo, uno dopo l’altro, ci sta pure il vizio che rischia di abbassare un po’ la solidità mentale. Oggi si parla molto di solidità mentale, non dobbiamo farci turbare da un risultato, da una situazione che ti piove addosso, da una scelta esterna. Noi, oggi come allora, dobbiamo dare il meglio di noi stessi e avere più forza per andare a confrontarci con l’avversario. Avversario che quando vinci ti affronta sempre con più stimolo, con più voglia di fare bene per poter passare alla storia per aver interrotto ad esempio una tua striscia positiva. Per questo si dice che le vittorie generano vizi e bisogna cercare di eliminare i vizi il più possibile”.

Questa, quindi, è l’insidia maggiore della gara contro il Chievo?

“Sì, ma ce n’è un’altra. Sono una grande società, una grande squadra, un grande gruppo perché sono da molti anni in Serie A, si confrontano con squadre di un altro pianeta e riescono sempre a rimanere a galla. Scelgono bene, hanno coraggio di rinnovarsi, lanciano giovani, e si propongono al calcio italiano sempre come una formazione innovativa, un gruppo che ha dentro di sé la convinzione di essere forte”.

Come valuta la loro stagione?

“In questo campionato Maran ha fatto vedere un bel calcio. Con il rombo a metà campo ti saltano addosso. Avere dei giocatori così in quel settore ti dà dei vantaggi, perché nel centro del campo passa la percentuale maggiore di palloni durante una gara”.

Un giudizio su Maran?

“Lo conosco da giocatore e ne ho una idea abbastanza chiara: si è contraddistinto per qualità, professionalità ed eleganza. Poi ho avuto la possibilità di confrontarmi con lui su qualche calciatore e ho avuto la prova che è un conoscitore di calcio. Si vede e che è uno che sa stimolare il gruppo e che sa far bene il suo lavoro, sarà sicuramente un allenatore importante del nostro calcio nel futuro”.

La sua squadra arriva alla gara imbattuta da 15 partite, 12 vittorie 3 pareggi. Un ruolino di marcia eccezionale, la rimonta dal quinto posto fino ad arrivare a ridosso del Napoli e ora in attesa di un loro passo falso. Come spiega questo exploit?

“La Roma ha inanellato una serie di risultati positivi molto interessanti. Il segreto è sicuramente il fatto di avere a che fare con dei buoni calciatori, e che questi buoni calciatori vengano ad allenarsi con la mentalità giusta, con le intenzioni giuste: gli vengono posti davanti degli obiettivi e si lavora perché siano riconoscibili e alla loro portata. Siamo ripartiti dando importanza all’intelligenza, alla disponibilità, al dialogo e sono stati molto presenti. Insomma, il mio lavoro è stato reso facile, dalla loro partecipazione e dalla loro stessa voglia di ridare un senso a quello che è il loro lavoro, la loro professionalità”.

Più volte ha manifestato come non si sia sottolineato a dovere il grande lavoro fatto dal gruppo.

“Io non mi lamento, la stampa fa la critica, noi facciamo il nostro lavoro. La stampa la critica la fa molto bene, sono bravi a fare il loro lavoro. Nella critica ci deve essere la presa di posizione, ma anche l’obiettività di riconoscere l’impegno che i giocatori mettono per raggiungere i risultati. Secondo me, ci siamo persi un po’ in alcune cose, che tolgono più che dare alla squadra. La squadra, invece, ha mandato sempre lo stesso messaggio, più siamo e più vinciamo, più state con noi e più partecipiamo al risultato finale. Tutti insieme si arriva più in là. È la Roma la cosa più importante e i risultati che ottiene. Ogni giocatore ha degli obiettivi personali, ma nel calcio le mete personali si raggiungono solo attraverso i risultati della squadra. Se la squadra arriva in una buona posizione in classifica, tutti ne beneficiamo, altrimenti individualmente falliamo tutti, non c’è quello più bravo e quello meno”.

C’è un momento che ha segnato la svolta della squadra?

“Sì, quando si è resa conto di avere la qualità di gestire le partite, di comandare il gioco, di poter determinare il risultato delle partite. Noi ci troviamo più a nostro agio in questo momento e possiamo sopperite anche a qualche mancanza caratteriale, che alcune volte abbiamo mostrato in campo”.

La cultura del lavoro è stato il suo credo fin dall’inizio…

“È più facile fare il mio lavoro quando i giocatori vengono puntuali al campo e non obiettano su quello che è il programma. Sono agevolato perché ho a disposizione uno staff ampio e di primissimo ordine, di altissima qualità. I miei collaboratori sono tutti allenatori probabilmente migliori di me, per cui grazie al loro contributo riusciamo a fare degli allenamenti e delle esercitazioni che stimolano il gruppo, che capisce il motivo per cui si fa e trovano anche il piacere nel svilupparlo, quindi piace più a tutti. Perché se io faccio un allenamento ben studiato e poi loro lo sviluppano male, non ho raggiunto il mio scopo. Io devo fare il contrario, un allenamento ben fatto che abbiano il piacere a mettere in pratica. Allora si vede che c’è partecipazione emotiva, c’è entusiasmo e attraverso quest’ultimo si mette più qualità. Ognuno riesce a proporre quello che è il suo estro con più disinvoltura e facilità, e poi siccome siamo tanti a volta bisogna approfondire il lavoro con qualcuno. La Roma mi ha messo a disposizione una rosa ampia, e questo è un vantaggio per me. Per cui devo contribuire a valorizzare questo vantaggio che mi ha dato”.

Per la gara contro il Chievo ci sarà di nuovo lo stadio pieno, lei ha spesso evidenziato quanto serva avere il sostegno dei tifosi…

“È un grande piacere. Il calcio è fatto per avere la partecipazione del pubblico. Spesso abbiamo parlato di quanto ci manchi lo stadio pieno. Bisogna parlare di queste cose qui, non di divisione. Tu non puoi venire da me, io da te... Invece si può, si deve stare tutti insieme e se si impara a stare insieme si sta più comodi. Siamo più avvolti, coinvolti, partecipi. È una bella cosa sapere che ci saranno molti tifosi e sono convinto che i giocatori restituiranno la goduria di avere il nostro pubblico a sostegno. Abbiamo bisogno di mettere qualche cosa di più sul piatto per poter vincere contro di loro”.


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