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Tancredi: "Curci può diventare un grande portiere se farà uno scatto mentale. La scuola italiana? Un riferimento per tutti"

di Eleonora Ciampichetti
Fonte: Retesport

Franco Tancredi, preparatore dei portieri della Roma, è intervenuto in dretta ai microfoni di Rete Sport, per parlare dei tre estremi difensori giallorossi. Questo il suo  intervento: "Ho lavorato con Curci per 4-5 anni quando era ragazzo, lo ritrovo ora da uomo e sono convinto che c’è del materiale su cui lavorare. Curci deve fare uno scatto a livello mentale, allenamento dopo allenamento si riscontrano doti tecniche indiscutibili. Se riesce a farlo avremo un grande portiere. Ricordo che nei primi mesi a Genoa e Siena ha risposto alla grande. Per fare il salto di qualità un portiere deve lavorare tantissimo, non lasciarsi sfuggire le occasioni che capitano e avere il giusto supporto di fiducia. Riguardo a Lobont non sono io a scoprirne l’esperienza. In allenamento lui si comporta bene, ma in una partita importante come quella contro l’Inter avrebbe potuto tentare qualche presa in più, ma ci può stare. Il terreno e questi palloni imprevedibili aiutano di certo gli errori. Stekelenburg? Siamo tutti contenti di averlo visto ieri a Trigoria, dolorante come è ovvio, ma pronto per il recupero. Sulla tempistica del suo rientro lo potrà valutare solo il nostro staff medico dopo ulteriori visite. Sulla reazione di Stekelenburg al duro colpo è un fatto oggettivo, ma già averlo qui all’indomani di Inter-Roma è indicazione della forza mentale del ragazzo. Siamo chiari, Stekelenburg è un portiere di levatura internazionale, ha giocato un mondiale ad altisimo livello. La scuola dell’Ajax è all’avanguardia nel gioco con i piedi, ed essendo un portiere molto alto con lui si lavora soprattuto con la reattività. Se ancora esiste il ruolo di primo e secondo portiere? Esiste un portiere, non ci sono categorie di primo o secondo portiere. Chi va in campo deve essere concentrato, chi è in panchina lo deve essere allo stesso modo, pronto ad entrare in qualsiasi momento. Non esiste più il classico ruolo di primo portiere, soprattuto chi gioca la Champions deve avere a disposizioni tre numeri uno di livello. Inoltre tutte le squadre di prima fascia hanno ormai a disposizione monitor per studiare ogni fase di gioco, ogni azione. Noi usiamo molti questo tipo di supporto per preparazione di una partita, la tecnologia aiuta tantissimo"
Infine, l'ex portiere dello scudetto 1982-1983 chiosa sulla scuola italiana: "Siamo un punto di riferimento, ho lavorato in Spagna ed in Inghilterra e ovunque si stanno adeguando ai nostri metodi di lavoro con i portieri".


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