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Tancredi: "Rui Patricio è un portiere di livello internazionale. Contro il Torino bisogna vincere, poi si penserà alla finale"

di Emiliano Tomasini

Franco Tancredi, ex calciatore della Roma, è stato intervistato in diretta da Centro Suono Sport all'interno della trasmissione "Altrimenti Ci Arrabbiamo". Queste uno stralcio delle sue dichiarazioni:

391 presenze con la Roma, non male.
“È un motivo di orgoglio, perché qualcosina abbiamo vinto e poi perché conosci da vicino l’entusiasmo dei tifosi della Roma. Questo vuol dire molto”.

Sei stato un grande protagonista della storia della Roma, tutto è iniziato con quelle due Coppe Italia:
“Sono capitato nel posto giusto al momento giusto. Sono arrivato e abbiamo vissuto due stagioni di passaggio, poi con l’arrivo di Viola si è creato qualcosa di importante. Dal Presidente, alla società, all’allenatore si è creato qualcosa di grande e abbiamo sfiorato qualcosa di molto molto importante. Con quelle due Coppe Italia è nato qualcosa di importante, la prima siamo stati anche un po’ fortunati”.

Beh i rigori li hai parati in quella finale di Coppa Italia, non è stata fortuna.
“I rigori più importanti purtroppo non li ho parati. In particolare, su quello di Rush ho sbagliato, mi sono mosso troppo prima. Era il più leggibile, non era un grande rigorista, ma vabbè. Sono comunque orgoglioso di esserci stato”.

Quanta pressione hai sentito nella finale di Champions?
“Le pressioni le abbiamo sentite. Giocavamo in casa, ovunque andavi tutti ti parlavano di questo sogno, della finale. Noi abbiamo giocato la finale dopo 20 giorni dall’ultima partita, forse se avessimo continuato a giocare il campionato sarebbe andata meglio, perché inconsciamente ci siamo rilassati. Siamo andati in ritiro, ma non ce ne era bisogno. Alla fine dell’anno o ci sei o non ci sei. Mercoledì prossimo contro il Feyenoord, o ci sei o non ci sei, non sarà un allenamento in più o in meno a cambiare. Sotto questo aspetto la Roma di oggi potrebbe essere avvantaggiata, perché anche oggi contro il Torino gioca una partita importante. Dopo la partita con il Dundee, il 25 aprile, è sembrato che avessimo superato già tutti i problemi. Il Liverpool era una squadra abituata a vincere, c’erano grandi giocatori. Forse, allungando il campionato e non fermandoci quei 20 giorni avremmo potuto fare meglio”.

Cosa pensi di Rui Patricio? E cosa gli consigli per la finale, anche in vista di eventuali rigori?
“È un portiere di livello internazionale, ha giocato più di 100 partite con la sua Nazionale. Ha grande personalità, poi qualche errore capita, è normale, è successo anche a me. Se Mourinho ha indicato lui, è giusto fidarsi di lui. Adesso i portieri si complicano un po’ le cose con questa impostazione dal basso, che a me non piace. Rui Patricio mi piace perché quando è pressato la calcia via senza rischiare. La pressione ovviamente fa parte del ruolo del portiere. Non sei impegnato tutta la partita e magari all’ultimo devi fare una grande parata. Per me questo significa essere un grande portiere. Il portiere di una grande squadra non è tanto impegnato, ma è talmente bravo che in quell’unico tiro che riceve è in grado di farla. Penso ad esempio ad Alisson al Liverpool, lui riceve pochi tiri ma è sempre attento. Il portiere più bravo non è quello che para di più, ma quello che sbaglia meno”.

La partita di oggi? Quanto peserà nella testa dei giocatori la finale di mercoledì?
“Non so se farà turnover, ho visto però che molti titolari dovrebbero giocare. Il Torino ha un allenatore magari non bello esteticamente ma molto bravo. Juric ha fatto 50 punti con la stessa squadra dell’anno scorso. Noi dobbiamo vincere oggi, anche per la partita di mercoledì. Ma oggi non bisogna pensare a mercoledì. Bisogna fare di tutto per arrivare in Europa già da oggi. Al di là della finale, mi ha fatto grande piacere rivedere l’Olimpico come era ai nostri tempi. È riscattato un amore, un entusiasmo, che fa ben sperare e mi sembra che l’allenatore e i giocatori lo abbiano recepito”.


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