Totti: "Con Spalletti vicini allo scontro fisico a Bergamo. Mi sarei dovuto ritirare dopo Roma-Torino. Ritorno nella Roma? A oggi non ci penso"
Francesco Totti si è raccontato in una lunghissima intervista a Vanity Fair, rilasciata prima della scomparsa del papà, e di cui proponiamo un breve stralcio.
Quante volte hanno mantenuto con lei la parola data?
«Negli ultimi anni poco. Ho ascoltato tante parole, tante promesse e visto pochi fatti. Vero che cerco anche di ridere di me stesso, ma non sono stupido a essere preso in giro non ci sto».
Di lei dicevano che della Roma decidesse campagne acquisti, formazioni, allenatori.
«Tutte cazzate. Non c’è un solo compagno o allenatore tra i tantissimi che ho conosciuto che possa dirmi in faccia: “Hai deciso, hai chiesto, hai preteso”. Camminerò sempre a testa alta perché mi sono allenato sul campo e non ho mai detto “fai giocare questo o fai giocare quello”. Non ho mai chiesto niente, a parte di poter vincere. È vero, volevo. Volevo giocatori forti come Buffon, Thuram e Cannavaro perché non avevo nessuna voglia di fare il bamboccio mentre gli altri festeggiavano. Qual è la colpa? Dov’è?».
Daniele De Rossi sostiene che un calciatori inizi a pensare al ritiro già a 25 anni
«Sapevo che prima o poi quel momento sarebbe arrivato, ma ho iniziato a considerare l’ipotesi solo nell’ultimo anno. Nella stagione precedente avevo capito che non avrebbero voluto rinnovarmi il contratto: però, poi, ogni volta che subentravo cambiavo le partite e facevo goal. Dopo quella con il Torino, dove entrando a 4 minuti dalla fine ne feci due, me lo rinnovarono a furor di popolo. Mi sarei dovuto ritirare in quella sera perfetta, dopo l’apoteosi, come mi suggerì Ilary e ci pensai anche. Poi dopo una notte insonne decisi di continuare ma il rapporto con lui (Spalletti ndr) purtroppo era già compromesso».
Il rapporto con Spalletti iniziò a compromettersi prima
«Voglio fare una premessa: l’allenatore sceglie chi mettere in campo in assoluta autonomia. È giustamente padrone delle decisioni e io non mi sono mai permesso di metterle in discussione né di contestarle. Poi c’è un discorso di umanità e lì le cose cambiano. Più mi impegnavo, più lui cercava la rottura, la provocazione, il litigio o il pretesto. Capii in fretta che in quelle condizioni proseguire sarebbe stato impossibile. Così, per la prima volta in 25 anni di Roma, tra gennaio e febbraio, mollai».
È vero che tra voi rischiaste lo scontro fisico?
«A Bergamo ci andammo pelo pelo e mancò davvero poco. Per fortuna non è successo».
Oggi gli stringeresti la mano?
«Nel calcio si sbaglia, sbagliamo tutti. Diciamo che dovrei capire in che luna sto quel giorno, come mi sveglio, se sono di buon umore».
.Il suo domani è nella Roma?
«A oggi non ci penso. Ho un'agenzia di scouting, curo i ragazzi, mi diverto. Sono contento e faccio quello che mi piace».