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TRIGORIA - Svilar: "Non mi preoccupa fare il dodicesimo, lavorerò per migliorare. Da piccolo avevo una maglia giallorossa, la Roma è sempre stata un grande club"

di Gabriele Chiocchio
Fonte: dall'inviato Marco Campanella

Il portiere Mile Svilar è stato presentato in conferenza stampa.

Prende la parola Tiago Pinto: "Buongiorno, penso che ieri sia cominciato il mercato. Seguiamo il modello che abbiamo fatto sempre, parlerete col giocatore, io parlerò dopo il mercato. Su Svilar volevo dire che sono molto contento di portarlo qui a Roma, stiamo parlando di un giocatore che è un simbolo di quello che vogliamo fare, dobbiamo guardare il presente, ma anche il futuro. Ha un percorso diverso da altri, ma ha un percorso importante in club importanti come Anderlecht e Benfica. Ha guadagnato tanta esperienza, è un portiere di cui tutti gli specialisti riconoscono qualità tecnica e velocità. Io non sono il più grande specialista, ma sono contento di lui. Siamo arrivati insieme al Benfica, oggi siamo ancora insieme. In bocca al lupo a lui, sarà il presente e il futuro della Roma".

Tocca a Svilar.

Quali sono le motivazioni che ti hanno portato a essere qui? Hai davanti un portiere forte come Rui Patricio, può giocarti qualche chance da titolare?
"La ragione per cui ho scelto la Roma è perché è un grande club e mi piace il progetto che mi è stato presentato. Lavorerò giorno per giorno e il futuro ci dirà".

Vi siete incrociati con Mourinho da avversari. Ti immaginavi che sarebbe diventato un tuo allenatore?
"Ovviamente sono rimasto impressionato dalle sue parole, è un grandissimo allenatore, uno dei più grandi di sempre. Hanno significato molto per me, le ho apprezzate molto. Onestamente, non avrei mai immaginato neanche nei sogni più remoti di essere allenato da lui, ma alcune cose accadono e basta, sono in un grande club, con un grande manager, grandi tifosi, una grande città e una grande lingua. Non vedo l'ora di iniziare".

Hai dichiarato di aver parlato con Matic, che ti ha convinto ad accettare il Benfica. È successo anche stavolta con la Roma? Quante lingue parli, hai iniziato con l'italiano?
"Sicuramente, conosco Matic da 10-15 anni, mi parlò molto bene del Benfica, sono stato bene lì. In realtà, questa volta è stato Tiago Pinto a parlarmi bene della Roma, è stata la stessa conversazione con una persona diversa. Sono nato in Belgio, ma mi sento serbo, le mie radici sono di lì. Parlo cinque lingue, capisco bene l'italiano ma non lo parlo ancora".

Giocando con i piedi ti trovi meglio a giocare coi compagni in difesa o lanciando in avanti? La Roma ha fatto giocare pochissimo il portiere di riserva, ti dà carica o preoccupazione?
"Mi piace giocare sia corto che lungo, dipende da cosa la partita ti dice di fare. Non mi preoccupa essere il dodicesimo, come vi ho detto prima, sono qui per lavorare duro, se avrò la chance farò di tutto per coglierla, lavorerò giorno per giorno per migliorare".

Sei qui come secondo, andar via dal Benfica è un modo per cercare a brillare come talento?
"È vero che ho iniziato forte, poi è successo qualcosa e non direi che sono sceso, ma mi sono preso la possibilità di giocare col Benfica B e ne sono molto felice. Non la vedrei così, ho 22 anni e sono in un grande club, con le persone perfette intorno a me. Non devo far rivivere la mia carriera, ma è un'opportunità per lavorare e migliorare il mio talento, questa è la cosa più importante da fare".

Come immagini il tifo all'Olimpico? Diverso da quello portoghese?
"Direi diverso, perché anche il Benfica ha grandi tifosi, ma non vedo l'ora di provare l'esperienza dello Stadio Olimpico. Ho visto qualcosa su Instagram ed era incredibile, non vedo l'ora di vederlo dal vivo".

Domanda di Vocegiallorossa.it - La Roma ha iniziato un processo di crescita internazionale. Questo blasone europeo della Roma ti ha convinto? Il GM Tiago Pinto ti ha dato qualche indicazione in più?
"Quando ero bambino avevo una maglia della Roma, è sempre stato un grande club internazionale. Abbiamo parlato del club, delle aspettative che ci sono".

Tuo padre è stato un portiere. Cosa ti ha insegnato?
"Fino a 12 anni è stato sempre dietro la mia porta, dicendomi quello che dovevo fare, dandomi feedback dopo le partite. A 15-16 anni ho avuto un preparatore he mi ha fatto lavorare su quello che mio papà mi ha insegnato e mi ha aperto le vedute. Per riassumere in una parola: molto, moltissimo".

Quanto conta la vittoria della Conference League? Qual è la tua idea sulla Serie A?
"È una grande cosa, quando vinci una competizione europea è sempre una cosa grande. Ne abbiamo parlato molto. Mi piace la Serie A, non vedo l'ora di cominciare".


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