Villar: "La Roma mi chiamava ogni giorno, ecco cosa mi dissero Fonseca e Kolarov. Preferisco toccare molte volte la palla che fare la giocata. Guardando Juve-Roma ho capito di voler venire qui". VIDEO!
Gonzalo Villar ha parlato al canale Youtube del giornalista Miguel Quintana. Di seguito la traduzione effettuata dalla redazione di Vocegiallorossa.it.
Come va la quarantena?
"Sono già 17 giorni di quarantena, sperando che tutto questo passi e migliori rapidamente. È stato un grande cambio. Come ti dicevo, giusto 2-3 giorni prima che uscisse il decreto ero qui con 4-5 amici facendo una grigliata in terrazzo. All’improvviso è uscita la notizia che hanno chiuso Italia e tutti sono tornati rapidamente in Spagna. Non avevo mai vissuto da solo ma alla fine me la passo bene. Oggi con tanta tecnologia si passa abbastanza bene.
Un cambio di vita forte passare alla Roma
"Sì, è stato un cambio forte.Se vuoi ti spiego meglio la trattativa. Mi ricordo che una domenica stavamo facendo colazione con la squadra e prima della partita mi dicono per telefono che si sono messi d’accordo, era tutto fatto. Io dissi che finché non ci sono le firme voglio giocare. Tra l’altro io quest’anno all'Elche mi stavo divertendo moltissimo. E infatti ho giocato anche se nel minuto 50 mi sono dovuto ritirare perché avevo fastidio al ginocchio e non potevo rischiare. E sono uscito. Sfortunatamente non ho potuto finire la mia ultima partita con l'Elche: dopo 2-3 giorni si arrivò all’accordo ma è ciò per cui sto lavorando da tutta la vita, da quando avevo 3 anni e a 21 anni ho raggiunto il mio obiettivo. È stato un cambiamento forte ma molto bello".
Perché stai a Roma e non nell’Elche o nel Valencia?
"Già che mi hai dato l’opportunità di parlarne apertamente, ve lo racconto in maniera aperta perché non c’è niente da nascondere. Vi racconto la differenza di proposta tra Roma e Valencia. Economicamente voglio chiarire che non c’era nemmeno 1 euro di differenza tra le due proposte.
I motivi per cui ho deciso venire a Roma e non a Valencia credo che siano del tutto comprensibili. Innanzitutto per i giocatori è molto importante – come sai – chi mi abbia chiamato l’allenatore, Fonseca. Abbiamo parlato un po’, mi ha spiegato da quanto mi conoscesse, perché si fosse interessato a me.
Questo non l’ho raccontato a nessuno ma l’idea principale della Roma era comprarmi e lasciarmi lì fino a giugno e all’inizio mi andava benissimo. Poi Fonseca ha visto molte partite mie, hanno parlato e mi hanno chiamato per dirmi che volevano comprarmi e portarmi subito là. Io vidi questo interesse come abbastanza forte.
In secondo luogo chi mi conosce sa che a Valencia sono stato benissimo però finché non è comparsa la Roma, offrendo 5 milioni di euro per me, il Valencia non mi ha detto nulla, non mi ha detto che mi avrebbe voluto comprare. E quando la Roma ha fatto l’offerta solo allora il Valencia mi ha voluto.
Punto numero 3: sappiamo il mercato com'è. È molto difficile che una società come la Roma paghi 5 milioni di euro per un giocatore come me. Il Valencia poteva esercitare il diritto sul cartellino per un milione. La Roma mi chiamava tutti i giorni, il mio agente mi diceva che non sapeva più cosa dire per tenerli buoni, perché gli chiedevano come mai non fossi già a Roma. La Roma incominciò con 3 milioni poi raddoppiò, quasi senza problemi. Io realmente ho avuto qualche dubbio, perché, accidenti, è il Valencia! È vicino casa, posso pensare di avere tutto, però chiaramente se una società paga 5 milioni per te mentre l’altra ancora pensa se pagarti il 20% di 5... ho sentito che alla fine devevo andare dove più mi volevano.
Il Valencia mi ha voluto, sicuramente, mi ha detto che mi avrebbe ricomprato però alla fine con tutti questi piccoli dettagli, che forse per me non sono tanto piccoli, ho deciso con la mia famiglia. Questa è stata una decisione molto difficile ma alla fine ho deciso di venire a Roma e io credo di aver fatto la decisione giusta".
Come è stata la tua crescita?
"Il mio primo anno in seconda divisione è andato abbastanza male al livello generale. Mi riferisco al fatto che non ho avuto le opportunità che avrei voluto, ho subito una piccola lesione che mi ha frenato, il fatto è che non ho avuto le opportunità per dimostrare o forse non me le sono guadagnate. Preferisco pensare di non essermele nemmeno guadagnate e che ci siano stati compagni migliori di me. È cominciata la stagione e mi è costato un po’ tenere il ritmo e ho iniziato giocando abbastanza normale, né molto bene né male. Semplicemente, per il tipo di giocatore che io credo di essere, a un livello abbastanza basso rispetto a quanto potrei arrivare. All’inizio la squadra non otteneva i migliori risultati. Nelle prime giornate perdemmo 0-2, nella seconda vincemmo ma miracolosamente, e la terza abbiamo perso. Dalla 5°-6° giornata mi sono detto di prendere fiducia in me stesso.
L'Elche ha continuato ad avere fiducia in me, a mettermi ogni domenica, sempre per 90 minuti o 70. Facendo così ho preso sempre più fiducia. Quando si prende più fiducia, si vede il potenziale anche se io ancora non lo stavo dimostrando al 100% ma nemmeno al 60-70%. Stavo migliorando poco a poco e l'Elche continuò ad avere fiducia in me e mi continuò a mettere tutte le domeniche finché non arrivò il salto di qualità contro il Rayo Vallecano. MI chiamarono per la convocazione per la Spagna U21. La partita era sabato e la convocazione è arrivata il venerdì. Giocavamo contro il Rayo Vallecano, che fa molto possesso palla, molta pressione. Io mi divertivo toccando la palla, facendo rifiatare la mia squadra mentre il pubblico applaudiva. Pareggiammo alla fine con un gol del mio amico Andres Marin ma in generale fu una grande partita per me. Da lì andai alla selezione, e lì cambiò tutto. Quando arrivai in U21 riuscii a fare tutto. Debuttai contro la Germania 25 minuti in amichevole e io stesso mi sono stupii di essere stato tra i migliori. Io sono abbastanza sincero con me stesso. Così come dico che all’inizio della stagione non stavo giocando bene, ti dico che in Nazionale ho giocato una grande partita contro la Germania".
Ricordo di quella partita e posso confermare che hai giocato molo bene
"La partita successiva era contro il Montenegro: io ho giocato come sostituto e subito nel minuto 55 mi mise come primo cambio. E con il primo pallone che toccai feci un uno-due con Daniel Olmo e poi un altro con Beltran e poi mi viene un assist abbastanza buono per Cucurella e facemmo il 2-0. Chiudemmo la partita. E da lì è stato tutto in discesa. Prima nell’Elche io ero una parte importante del gioco, ma poi a partire da quando sono tornato dalla Nazionale ho iniziato a sentire forse che la squadra girava un poco intorno a me. Sentivo che adesso sì si poteva dire che era l’Elche di Gonzalo Villar, senza che questo suoni presuntuoso. Io ti dico quello che sentivo io e che mi facevano sentire i miei compagni. A partire da lì, novembre, dicembre e gennaio sono stati mesi in cui la squadra era in ottima forma e lì è arrivata la bomba (la notizia della Roma, ndr)".
Come sono stati i primi giorni a Roma?
"Non so se sia successo anche ad altri giocatori professionisti ma, avendo raggiunto il mio sogno di essere calciatore, a volte non ti rendi conto di quello che sta succedendo. Nei primi giorni, in doccia pensavo che stavo facendo la doccia accanto a Kolarov. Stavo giocando con loro solo a FIFA fino a poco tempo prima, nel salone di casa mia".
Spero che continui a metterli a FiFA
"Sì sì, se no non mi parlano più (ride ndr). Mi ha sorpreso il clima nello spogliatoio che c’è a Roma. Sono giocatori che ti accolgono in fretta. Ti racconto un aneddoto che mi fa sorridere. Arrivai a Roma il primo giorno, firmai il contratto e la squadra si era già allenata e avevano tutti mangiato insieme. E quindi arrivai e mi stavano presentando. Arrivò Kolarov e mi chiese quanti anni avessi perché aveva visto che avevo una faccia da bambino. E gli risposi che avevo 21 anni. Lui mi disse che, poiché ne aveva 35, lui sarebbe stato il signor Kolarov per me. E da allora è il signor Kolarov, tra l’altro è un ragazzo formidabile, scherza sempre. Infatti ringrazio tutta la squadra per l’accoglienza che ci hanno dato, tanto a me come a Carles (Perez, ndr). Ma mi hanno facilitato molte le cose".
Mi sembra che quello che cerchi tu nella squadra è essere il metronomo, la bussola, il direttore d’orchestra. È così?
"Sì, lo hai spiegato molto bene. Ci sono state alcune volte in cui mi è toccato giocare come mezza punta perché io sono un giocatore tecnico, gioco tra le linee. Voglio giocare sempre".
Giochi anche come portiere? (ride ndr)
"Chiaro, come portiere o come laterale. Se mi lasciano scegliere mi piace giocare al centro, nel cuore del gioco. Vado a ricevere con alle spalle due giocatori attaccati perché ho questa capacità, questa tranquillità, di uscire bene dalla pressione. Mi ispiro a Frenkie de Jong, magari arrivassi alla metà di quello che sta raggiungendo lui. Io ho bisogno della palla, toccarla molto. Preferisco stare in continuo contatto con la palla e sentire che la squadra è mia, piuttosto che fare la giocata della partita, la ruleta, o qualcosa di eclatante o definitivo nella partita che va anche bene fare, ma realmente le mie capacità sono altre. Stare nel cuore del gioco, fare un po’ quello che fa Parejo del Valencia: sentire che la squadra è sua. Per esempio se Parejo sta male, il Valencia stesso sta male. Rispetto alla mia squadra ho sempre cercato di mettermi in testa che se la squadra sta male, è colpa tua. E se la squadra sta bene, è merito tuo. Al livello generale, poi chiaramente ci sono altre variabili, tu puoi stare meglio o peggio e così un compagno ma credo che il centrocampo sia la chiave: dimmi chi sono le persone che metti a centrocampo e ti dirò che squadra hai. Io cerco di avere molto peso nel gioco. Credo che in questo sto migliorando con il passare degli anni, perché prima quando la squadra vinceva con poco margine mi costava dire di darmi la palla, la voglio sempre. E in questo mi ispiro a Danel (Parejo ndr), come personalità e con tutto quello che gli è successo e che io ho vissuto stando con lui nel Valencia. In una partita nella quale ha perso 10 palloni ha calciato un rigore ingannando il portiere e tirando da un lato all’altro e portando a casa i 3 punti. Questo è avere personalità travolgente. Abbiamo già parlato molto di Dani, è che mi sembra un giocatore con cui il calcio è molto ingiusto".
Come hai detto, rischi molto fin dalla costruzione dell'azione, perché nel calcio contemporaneo quasi tutte le squadre fanno pressing alto. E per voi centrocampisti, che dovete ricevere il passaggio dei centrali o del portiere e lo dovete fare di schiena, dovete stare molto attenti. Dovete guardare molto ai lati, che è qualcosa tipico del centrocampista spagnolo. Credo che sia molto importante il primo tocco che è quello che a te ti dà il tempo di prendere le decisioni, perché se il primo tocco non è buono alla fine l'avversario ti toglie la palla.
"Senza dubbio è così. Inoltre ti ricordi, io ti mandavo sempre i video che mi passavano delle mie partite, con l’uscita del pallone che tra l’altro la mia squadra aveva molto chiara: mi lasciavano solo, e io ero contentissimo perché si metteva Ramon Folch al lato del portiere e io dovevo gestire uno o due rivali, e mi assumevo molti rischi, perché è vantaggioso per la squadra ma è anche pericoloso: se ne sbaglio una è gol. La squadra giocava così e ci veniva bene tranne in una occasione ma sono rischi che devi assumere se vuoi giocare con la palla, come anche Fonseca vuole fare".
Fonseca cosa ti sta chiedendo? Tu arrivi senza esperienza nel calcio di elite e hai centrocampisti con molta esperienza come Diawara, Veretout, Pellegrini, anche Zaniolo quando si riprenderà. Quando sei stato contrattato dalla Roma avrai pensato che ti volessero per giocare la palla e non per rincorrere gli avversari. Se ti avesse preso il Getafe sicuramente avresti sofferto molto.
"Credimi che se fossi andato al Getafe sarei morto. Ti dico che quando stavo ancora pensando un poco sul da farsi, e se venire a Roma, ero in casa e ho messo come partita Juventus – Roma. Ho visto come giocavano i giallorossi, ricordo che c’erano i miei agenti con il Valencia in quel momento, poi li ho chiamati e ho detto loro che avevo visto la Roma e davvero mi faceva molto piacere andare lì. Ho visto Pau Lopez che cercava di tenere il pallone mentre era pressato da qualcuno, forse da Ronaldo, non ricordo. Hanno giocato tranquillamente, passandola al centro a Smalling, lateralmente a Mancini e io ho detto a papà che mi stava venendo voglia di essere già lì. Vidi il modo di giocare del club e mi piacque molto. Ed è quello che mi sta chiedendo (Fonseca, ndr). Quando mi chiamò, il tecnico mi chiese se fosse uguale per me ricevere palla con la pressione alle spalle. Lui cercava giocatori che giocassero contro la Juve giocando tranquillamente pur se pressato da tre avversari. Mi disse che avevo questa caratteristica e che per questo avevano scelto me. Mi disse inoltre che il club stava acquistando me quando avrebbe potuto comprare qualsiasi altro giocatore di qualsiasi campionato al mondo. Quello che mi sta chiedendo è questo e credo che sia quello in cui sono bravo".
Tu come centrocampista aiuti nell’uscita del pallone e poi quando giochi nella metà campo avversaria sei capace di effettuare dei passaggi che rompano le linee e creino vantaggi alla tua squadra.
"Cerco di esigere da me stesso di sviluppare questa capacità così andrò a migliorare e alla fine vali di più come giocatore. A me mi piace avere la conduzione della palla. Credo che ci siano pochi giocatori che sappiano guidare bene la palla e tra questi pochi quello che sa farlo meglio è quello che sa quando farlo e quando non farlo".
Capisco che qui ti stai ispirando a Frenkie de Jong.
"Sempre mi ispiro a lui da quando lo conosco. Guardo molti video suoi. Quando io sono arrivato in seconda divisione volevo guidare la palla sempre, nella mia metà campo, nel campo avversario, a metà campo. mi stancavo molto di più in guide orizzontali. Tutte queste cose le ho dovute pulire e in quest’aspetto quest’anno credo di essere migliorato moltissimo. Per esempio: la guida orizzontale? Fuori dal catalogo. Quando farla? La puoi fare nel tuo campo, ma perché genera un vantaggio per la squadra, non tanto per farlo. Nel sapere quando farlo e quando no credo che sia un piccolo salto di qualità del centrocampista".
Apprezzo molto nei giocatori la capacità di apprendimento. È normale che arriviate a 19 anni con molte capacità ma se non avete un’evoluzione nei successivi 5-6 anni non vi si ricorderà.
"Sì, è difficile. Perché ti fa prurito che l’allenatore ti riprenda, ti corregga, dentro di te lo vorresti mandare a quel Paese".
Alla fine è come se fosse il tuo professore o il tuo capo. Succede a tutti in tutti i lavori.
"Esatto, ti fa rabbia ma devi sempre cercare di ricordarti di dire a te stesso di dagli retta, che ti sarà utile. Soprattutto se vedi che quello che dice può farti migliorare, può aiutarti a dare un piccolo passo in avanti, a essere migliore. Devi ingoiare un po’ di orgoglio e dargli retta. Il primo anno all’Elche non facevo così e infatti non mi andava tutto bene, non so se per questo o per altro. Il secondo anno però mi sono messo in modalità spugna, ho assorbito tutto e poii ho verificato che effettivamente le cose stessero migliorando. Per fortuna mi è andata bene e quindi bisogna mantenere questo atteggiamento".