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Zalewski: "Pellegrini come un fratello maggiore per me. Il mio ruolo? Posso giocare anche avanti, il mio obiettivo è dare il massimo"

di Andrea Gonini

Nicola Zalewski è stato protagonista del nuovo appuntamento As Roma Podcast. Il giallorosso si è raccontato ai canali ufficiali del club. Di seguito, uno stralcio delle sue dichiarazioni.

Questo è il tuo primo ritiro da giocatore da Prima Squadra. Cambia qualcosa?
"
Sicuramente cambia qualcosa. Devo dimostrare molto per rimanere qui ma non mi sento un giocatore aggregato".

Che posto è Poli, il tuo luogo d'infanzia.
"Poli è un paese piccolissimo di 3 mila abitanti. I miei genitori mi hanno raccontato che sono stati accolti fin dall'inizio alla grande, lo stesso vale per me e mia sorella. Non parlo di ricordi perché vivo tuttora lì, non posso definirli come tali, sono contento di essere cresciuto lì, mi ha aiutato a crescere. Il fatto che sono qui adesso lo devo anche ai miei amici e alle persone che mi sono stato vicino".

Il tuo primo giorno a Trigoria?
"Non mi ricordo molto bene, ricordo che feci il provino assieme a Calafiori. Abbiamo semplicemente fatto degli allenamenti normali e partitelle, con ragazzi più grandi del 2001, poi ci hanno preso tutti e due".

Ci sono stati dei momenti in cui ti sentivi più piccolo rispetto agli altri?
"Ci sono stati periodi in cui pensavo di essere fisicamente troppo piccolo per giocare a grandi livelli, poi ho avuto la fortuna di avere accanto persone che mi hanno sempre sostenuto e mi hanno aiutato a non mollare mai. L'importante è circondarsi di persone giuste".

Oltre a Calafiori, con quale altro giocatore hai condiviso questa tua crescita?
"Edoardo Bove. È venuto più tardi di noi, è qui da 10 anni. Abbiamo fatto tutte le giovanili insieme".

Cosa cambia tra allenarsi con le giovanili e con la Prima Squadra?
"Ho sempre cercato di giocare come ho fatto sempre, dall'Under 15 fino alla Primavera, di mettere da parte l'emozione cercando di dare il meglio di me, anche se a volte non ci sono riuscito".

Il tuo primo gol contro il Manchester United è stato assegnato dalla UEFA come autogol?
"Secondo me quel pallone andava in Tevere (ride, ndr)".

Ti aspettavi di giocare quella sera?
"Ho sempre cercato di farmi torvare pronto, sapevo che sarebbe arrivato il mio momento prima o poi".

Che hai pensato quando Mourinho è stato eletto nuovo tecnico della Roma?
"Ho pensato che se mi avesse portato in ritiro, di dare il meglio di me per giocarmi le mie carte. A noi giovani il mister ci ha sempre dato e dimostrato molta fiducia".

L'esordio con la Nazionale Polacca?
"Mi aspettavo di fare quell'esordio, il mister me lo aveva già accennato. Ho cercato di farmi trovare pronto, dovevo dimostrare qualcosa sicuramente".

Sapevi fin da subito della tua duttilità da esterno sinistro?
"Si e no. Il mister mi aveva detto di tenermi pronto, ma non mi sarei aspettato di fare cosi bene".

Dalla sfida contro l'Atalanta Mourinho non ti ha mai praticamente tolto dal campo. Te lo aspettavi?
"No, non me lo aspettavo. Nel corso degli anni ho fatto più ruoli, ma terzino sinistro non mi ci ero mai provato.

Hai avuto la fortuna anche di riabbracciare i tifosi. 
"Il pubblico è stato incredibile. Ogni partita lo stadio era pieno. Contro la Salernitana ne è un esempio, contro una squadra che già era retrocessa".

Il momento più bello della Conference?
"Personalmente i due assist contro il Bodo e con il Leicester. Il più bello? Quello a Pellegrini. La notte prima di Tirana ho dormito, ero tranquillo".

Il tuo rapporto con Lorenzo Pellegrini?
"Ci è sempre stato un buon rapporto con Lorenzo, come un fratello maggiore".

Concludiamo con l'incognita ruolo. Hai mai avuto l'idea di giocare più avanti?
"Posso sicuramente giocare più avanti. Se mi dovesse mettere avanti cercherò sempre di dare il massimo".


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