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Stadio - Marchini: "Sono profondamente convinto che la Roma debba avere un suo stadio, senza se e senza ma"

di Luca d'Alessandro
Fonte: Rete Sport

“Sono profondamente convinto che la Roma debba avere un suo stadio, senza se e senza ma. Voglio evitare però che ci possano essere problemi di trasporto o ambientali”. Queste le dichiarazioni di Alfio Marchini, candidato a Sindaco di Roma ai microfoni di Rete Sport in merito al progetto di realizzazione del nuovo stadio della AS Roma: “Questa iniziativa per esser fatta ha bisogno di approfondimenti: la Roma-Lido, le simulazioni del traffico. Per me la giunta Marino non ha approfondito abbastanza queste problematiche. Ci deve essere un criterio che vale sia per la Roma che per la Lazio. Non sono contrario allo stadio della Roma, ricordo ancora le prime idee della dirigenza Viola. Il pezzo di strada fatto da questa dirigenza è stato importante, stimo Parnasi e io votai contro solo perché non c’era coerenza con quello che richiedeva la città. Serve trasparenza e chiarezza, senza alcuna fretta. Le cose vanno fatte bene per i romani e i romanisti. Non vedo l’ora di vedere una partita della Roma in uno stadio di proprietà. Serve una risposta e la possiamo dare in maniera rapida ed esaustiva”.

Si parla di un eventuale spostamento dell’area di costruzione:
“Non credo si debba spostare il progetto da Tor di Valle, l’area non è un problema”.

Le indagini sull’ex assessore Caudo sulla questione delle Torri dell’EUR e la loro influenza sulla costruzione dello stadio: 
“È evidente che un’opera così importante deve avere un iter chiaro e un consenso politico netto. Non ci sono dietrologie particolari, non c’è nessun legame con le vicende di Caudo. Nel momento della campagna elettorale a volte succede che si prenda tempo per avere una posizione. Il PD ha sbagliato a scegliere il sindaco, che non ha calamitato il giusto consenso politico. Serve un’amministrazione forte e duratura che si occupi di queste cose in maniera seria e approfondita”.

Sui problemi di accesso allo stadio:
“Una delle cose che mi ha spinto a far politica a Roma è il fatto che non ci sia più la comunità, di quartiere, di popolo, anche dello stadio. Era un momento di partecipazione e condivisione. Chi ci governa sta snervando la società, togliendo i giusti momenti di aggregazione fisica, rimane solo quella virtuale. Noi dobbiamo risvegliare il senso di appartenenza e comunità. Io difendo Totti, ad esempio, perché è fondamentale difendere le bandiera. Quando eravamo giovani ce n’erano tante, ora stiamo perdendo le nostre radici. Anche il nuovo stadio deve essere una pietra fondante di aggregazione e comunità”.


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