Basta poco per restare abbagliati, ma Roma-Torino è solo una botta di normalità
Fonte: L'editoriale di Gabriele Chiocchio
Dopo un rovescio come quello di Firenze tutto diventa buio e bastano pochi fotoni di luce per rischiare di rimanere, almeno momentaneamente, abbagliati: è un fatto fisico, dovuto alle pupille che si dilatano per cercare di assorbire, appunto, più luce possibile e mantenere la visione.
Questo Roma-Torino, con questi tre punti portati a casa in campionato dopo una vita, rischia di fare lo stesso effetto, perchè è facile rimanere sorpresi da un po’ di dinamismo in più e da qualche scambio stretto (che in realtà si era visto anche al Franchi), ma i giallorossi non hanno fatto in realtà chissà quanto in più rispetto alle partite non gravemente insufficienti dell’era Juric. Scambiare il minimo che serve per provare a essere competitivi in Serie A con cose più grandi che in campo, in realtà, non si sono viste, può essere anche normale in un contesto, quello romanista, fatto di neri scurissimi e di bianchi chiarissimi; non deve essere una cosa normale all’interno di Trigoria, nonostante le tante difficoltà, perché accontentarsi sarebbe il primo passo verso il rendere inutile questo successo, anziché porlo come faticoso punto di partenza.
Recuperare ogni tanto in alto il pallone - come in occasione del gol di Dybala, che arriva da un errore avversario e non certo da una sopraffina azione offensiva -, offrire una velocità di crociera un po’ superiore al solito e alzare il livello di aggressività, a costo di sbagliare qualcosa in più ma “con criterio”, erano cose da fare ben prima, e averle fatte solo ora non porta la Roma chissà dove, ma almeno la fa smuovere da quel 10 in classifica, col treno delle prime che è ancora distante ma altrettanto ancora visibile.
Roma-Torino, per lo meno, non è stata una partita da fine ciclo, né uno psicodramma come tanti ne abbiamo visti all’Olimpico. È stata una botta di normalità e allora va capito se su quello che abbiamo visto questa sera si possa tentare di costruire qualcosa, magari con la “scoperta” della coppia Koné-Le Fée a centrocampo e di Dybala centravanti mobile da integrare con Dovbyk quando rientrerà, oppure se oltre questo non si potrà andare, visto che, per esempio, oltre al gol di occasioni vere non ne sono quasi arrivate, contro un Torino che arrivava da 4 sconfitte nelle ultime 5 partite. Per scoprirlo servirebbe tempo, ma è una componente di cui Juric non può quasi più disporre: sbagliare domenica a Verona, o in Europa League con l’Union Saint-Gilloise (ultima gara “facile” tra quelle rimaste) riporterebbe tutto allo stato precedente, facendo ripiombare squadra e ambiente nel buio. Per ora si può fare solo un bel respiro e poi riprendere l’apnea con cui andare al Bentegodi domenica prossima. A occhi ancora ben chiusi.