Cambio Campo - Demichelis: "La Juventus chiamò Gasperini, era un candidato importante per la panchina. La Roma può dar fastidio"
Fonte: Redazione Vocegiallorossa - Marco Campanella
Torna l'appuntamento con "Cambio Campo", la rubrica di Vocegiallorossa.it nella quale, prima di ogni partita della Roma, vi proponiamo un'intervista ad un giornalista che segue la squadra avversaria.
L’ospite di oggi è Camillo Demichelis, giornalista di TuttoJuve.com, con il quale abbiamo parlato di Juventus-Roma.
La Juventus ha vissuto un avvio di stagione turbolento, culminato con il cambio in panchina e l’arrivo di Luciano Spalletti. Puoi spiegarci cosa è andato storto in questi primi mesi di campionato?
«La Juventus si portava dietro alcune problematiche già dalla scorsa stagione, un campionato comunque molto difficile che aveva portato alle dimissioni di Allegri e all’arrivo di Igor Tudor. In estate, anche con il cambio dirigenziale - visto l’addio di Cristiano Giuntoli e il subentro della nuova area tecnica - l’idea iniziale era quella di puntare su Antonio Conte. Poi, con la permanenza a Napoli dell’ex tecnico bianconero e la scelta di Gasperini di firmare per la Roma, la Juventus si è trovata quasi obbligata a rinnovare per tre anni con Tudor.
Un mercato non completamente condiviso dal tecnico croato e una serie di piccole criticità che, alla lunga, sono emerse: l’inizio di campionato sembrava ottimo, con tre vittorie consecutive, ma col passare delle settimane quelle sono rimaste anche le uniche vittorie in Serie A, fino all’esonero arrivato dopo la sfida con la Lazio. Direi quindi un concatenarsi di problematiche che ha portato all’esonero di Tudor.
Da quando è arrivato Luciano Spalletti ha portato sincerità, qualità dentro e fuori dal campo e un grande carisma. Conduce le conferenze stampa in maniera autorevole ed è una figura fondamentale per il progetto e per la rinascita della Juventus. Ora sta provando a dare una mano anche attraverso i risultati, ma il lavoro da fare sarà sicuramente molto lungo».
A proposito di Spalletti, l’ex allenatore della Roma siede sulla panchina bianconera da oltre un mese. Si intravede già la sua mano? Come giudichi il suo operato fino a questo momento?
«Sì, la mano di Spalletti si vede sia fuori sia dentro il campo, con regole precise. Ha tolto i ritiri pre partita e sta cercando di conoscere i ragazzi e la squadra. Ha avuto un approccio molto soft, cercando davvero di entrare a piccoli passi nello spogliatoio della Juventus. Soprattutto nella gara contro il Bologna si è vista una Juve di qualità, con una pressione alta e con giocate chiaramente richieste da mister Spalletti.
Non sta portando soltanto risultati - la Juventus ha vinto cinque partite nelle ultime sei - ma anche un forte miglioramento dal punto di vista qualitativo e dell’atteggiamento. È una squadra molto più offensiva, che vuole sempre giocare il pallone e non buttarlo mai via. Cerca giocate nello stretto, spesso a memoria, e sta lavorando molto sui calci piazzati. In questo momento il lavoro di Spalletti è davvero molto importante per la Juventus e per tutto il mondo Juve».
La Juventus è attualmente quinta in classifica, a sette punti dalla vetta. La sfida contro la Roma può rappresentare l’occasione giusta per tornare a insidiare le squadre di vertice?
«La Juventus arriva alla sfida contro la Roma come a un vero e proprio test di maturità. Contro il Bologna ha fatto bene in trasferta e ha saputo reagire a due prestazioni non ottime, anzi negative, contro Napoli e Pafos, nonostante la vittoria in Champions League. La bella prestazione di Bologna, con la vittoria su un campo oggi molto difficile, deve ora portare questa squadra a cercare ciò che manca da troppo tempo: la continuità. Credo poi sia giusto, in casa Juve, procedere a piccoli passi, quindi una partita alla volta. Contro la Roma ci sarà un ostacolo molto grande da superare e solo successivamente si potrà provare a trovare continuità anche nelle altre gare, dando risposte di maturità soprattutto dal punto di vista caratteriale. Se riuscirà a fornire tutti questi segnali potrà ambire a qualcosa di più, ma per adesso è giusto che in casa Juventus si pensi esclusivamente a una partita alla volta».
Parlando di ambizioni stagionali, la Juventus è chiamata a lottare per lo scudetto oppure l’obiettivo realistico resta la qualificazione alla prossima Champions League?
«Per quanto riguarda le ambizioni della Juventus, la storia dice che bisogna sempre provare ad ambire allo scudetto fino alla fine, però in questo momento credo sia giusto pensare soltanto al quarto posto. Poi, se la squadra dovesse dare - come dicevo in precedenza - risposte dal punto di vista della continuità e della maturità, riuscendo anche a rendere semplici alcune partite che da anni risultano difficili, persino quelle sulla carta meno complicate, allora forse si potrà realmente pensare allo scudetto. Se però guardo la rosa, sia l’Inter sia il Napoli mi sembrano costruite meglio e con un’esperienza superiore rispetto alla Juventus e alle altre. Credo che loro due siano le principali favorite. Se Inter e Napoli dovessero rallentare e la Juventus riuscisse a trovare continuità, allora sì, ma per adesso penso sia giusto pensare esclusivamente al quarto posto».
Prima dell’arrivo di Gian Piero Gasperini sulla panchina della Roma, il tecnico era stato accostato anche alla Juventus. Puoi raccontarci qualche retroscena? Hai mai avuto la sensazione che potesse diventare il nuovo allenatore bianconero?
«Sulla situazione di Gian Piero Gasperini alla Juventus sì, ci sono stati dei retroscena. Dopo il no di Antonio Conte, che era il grande obiettivo estivo della Juventus, Chiellini ha chiamato Gasperini per provare a convincerlo ad approdare in bianconero, avvisandolo anche di una chiamata imminente da parte di Damien Comolli, appena arrivato alla Juventus.
Comolli ha questo modo di portare avanti le trattative attraverso veri e propri colloqui di lavoro e, in questo contesto, ha provato a inserire Gasperini in una shortlist che avrebbe poi dovuto portare alla scelta dell’allenatore della Juventus. Gasperini, però, era già molto avanti con la Roma e ha deciso di scegliere i giallorossi, senza mettere in stand by un progetto per entrare in una shortlist o in un ballottaggio con altri candidati.
Lo ha spiegato anche lo stesso tecnico: la Roma gli è sembrata una sfida più stimolante. Alla fine credo che abbia scelto sia per una questione di tempistiche - la Roma si è mossa molto prima rispetto alla Juventus - sia per una sfida professionale. Posso comunque dire che Gasperini era un nome sulla lista della Juventus dopo l’arrivo di Comolli e il no di Conte. E anche se fosse rimasto Cristiano Giuntoli, sarebbe stato un candidato molto importante per la panchina della Juventus al posto di Tudor».
Infine, un giudizio sui giallorossi: cosa pensi della nuova Roma di Gasperini? Può davvero lottare per lo scudetto o la qualificazione in Champions League deve restare l’obiettivo principale della stagione?
«La Roma è una squadra molto forte, che ha una qualità che rispetto molto: la capacità di lottare tutti insieme. Vedo una squadra che si sacrifica sempre, unita, compatta, capace di stringere i denti e di soffrire, soprattutto in fase difensiva. Ha una cattiveria sportiva molto importante, che è stata la forza della Roma di Ranieri. Intravedo ancora molto di Ranieri in questa Roma. È una squadra che rispetto tantissimo anche per la qualità e per il gruppo che si è formato e si è consolidato nelle difficoltà dello scorso anno. Poi c’è un fuoriclasse assoluto, che è Svilar: credo sia il portiere più forte della Serie A. Ha una capacità straordinaria nelle uscite basse, sembra divorare l’attaccante avversario, e penso che nella classifica della Roma abbia portato tra i sette e gli otto punti. È davvero un fuoriclasse di questo campionato. La sua operazione è incredibile, perché è arrivato a zero alla Roma. Sullo scudetto non lo so, perché è una corsa molto lunga e forse la Roma mi sembra un po’ meno attrezzata rispetto a Napoli e Inter. Però il lavoro fatto prima da Ranieri e ora da Gasperini è da apprezzare tantissimo. Se continuerà così potrà dare fastidio a tante squadre e, eventualmente, inserirsi anche nella lotta scudetto se Napoli e Inter dovessero rallentare».