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Il simbolo di ciò che poteva essere e non è stato. Sliding doors di un giocatore meraviglioso

di Alessandro Carducci

Si è ritirato Kevin Strootman, un giocatore incredibile, simbolo del ciò che non è stato e che poteva essere. L’olandese ha militato nella Roma dal 2013 al 2018 ed è stato tra i simboli della rinascita giallorossa dopo la delusione della finale di Coppa Italia persa contro la Lazio, pochi mesi prima del suo arrivo. Fu uno dei fiori all’occhiello del calciomercato estivo, arrivando dal PSV per circa 20 milioni di euro comprensivi di bonus.

INIZIO STRARIPANTE – L’impatto di Strootman fu devastante: il calciatore abbinava una cattiveria e una grande capacità nel recuperare palloni a una tecnica sopraffina, grazie a un piede sinistro educato e delicato, in totale contrapposizione con la grinta e la determinazione con cui difendeva la sua zolla di campo e marcava gli avversari. Cattivo ed efficace in fase difensiva, un principe con i guanti bianchi in quella offensiva. Due giocatori in uno in un centrocampo che già poteva contare su De Rossi e Pjanic. Poesia e delinquenza (in senso affettuoso, ovviamente) fusi in tre calciatori di spessore assoluto. Se ci si domanda come mai quella Roma dominò la prima di stagione, la risposta non può he essere il centrocampo e quei tre lì, tre calciatori di livello altissimo che eccellevano in tutte le qualità che un centrocampo deve avere. Un sogno spezzato dalla partita del San Paolo (allora si chiamava così) del 9 marzo 2014, con la lesione del legamento crociato del ginocchio. In quell’attimo, la carriera di Strootman, come nei migliori (o peggiori, in questo caso) sliding doors, prese una strada diversa da quella sperata e, chi lo sa, anche la stagione della Roma.
Un giocatore meraviglioso, simbolo di un sogno di rinascita giallorossa, che alberga in ogni sessione di calciomercato e in ogni cambio di dirigente. Sperando, sempre, che sia la volta buona.


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