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La fine della Pax Friedkiniana?

di Alessandro Carducci
Fonte: L'editoriale di Alessandro Carducci

In una settimana, è crollato il sistema di valori su cui si reggeva l'universo giallorosso. De Rossi è stato silurato, arrivederci e grazie. È arrivato Juric e, subito dopo, ha salutato anche il CEO, Lina Souloukou. Neanche Kafka sarebbe mai arrivato a tanto, tanto che, per la prima volta da tempo, i tifosi hanno detto basta.

RITORNO AL PASSATO - Silenzio. Non solo per mezz'ora, ma è un silenzio che ha fatto rumore molto più a lungo. Si sono riassaporate sensazioni ormai sopite e ormai dimenticate dopo parecchi anni. I cori sui mercenari, il tifiamo solo la maglia, quel vintage che non si vedeva e non si sentiva da tanto. 
La Pax Romana inaugurata da Friedkin si è sgretolata improvvisamente, dopo che le fondamenta erano state minate dall'esonero di Mourinho. Ora il botto si è sentito e ha costretto la proprietà addirittura a comunicare con una nota ufficiale. Era dall'epoca di Tiago Pinto che qualcuno della società non parlava. Un'eternità. Nietzsche avrebbe detto che il Friedkinismo è morto. Vedremo se la proprietà riuscirà a ricucire il rapporto con un popolo che, negli ultimi anni, aveva riempito ogni seggiola dell'Olimpico pur di star vicino alla squadra.

GHISOLFI - In tutto ciò, che fine ha fatto Florent Ghisolfi? Arrivato in ritardo (non per colpa sua) per il mercato, non ha mai parlato con la stampa, né prima, né durante, né dopo il mercato. Ultimamente, si mormora abbia addirittura perso peso all'interno della società (fosse stato per lui, Zalewski non sarebbe stato mai messo fuori rosa, per dire). Serve, ora più che mai, una figura di riferimento in società, qualcuno cui aggrapparsi e che possa indicare la retta via da seguire. Per non lasciare anche Juric tutto solo ad affrontare il caos.


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