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Le scuse che dovrebbero arrivare e i post partita di Juric

di Alessandro Carducci
Fonte: L'editoriale di Alessandro Carducci

In molti hanno la spiacevole, e fastidiosa, sensazione che la stagione sia già finita. E siamo ancora a ottobre. È lunga la strada fino a giugno, ma i segnali non sono incoraggianti. Non sono solamente i risultati (che già basterebbero), ma ci sono troppi segni, troppe cose che inquietano, come giocare non bene ma nemmeno così male e raccogliere meno di quanto si meriterebbe. Sembra che tutto giri storto e il pericolo maggiore è che questa convinzione si installi nel cuore dei calciatori, diventi verità, portando alla rassegnazione.

CAMBIO DI ROTTA – A Juric è toccato un compito tremendo e sta facendo quel che può. È l’opportunità della sua carriera ed è normale, sano, giusto che sia venuto di corsa. Impossibile biasimarlo. Siamo sicuri stia facendo l’impossibile. Cambi, però, il tono delle dichiarazioni. Se da una parte De Rossi, dopo un primo tempo meraviglioso con l’Inter e avendo comunque perso, dice che essere contenti per una gara persa porta alla mediocrità, dall’altra Juric non può essere sempre soddisfatto della prestazione, soprattutto dopo la gara contro l’Elfsborg. Che lo dica per dare fiducia ai suoi o per convinzione, comunque stride in una piazza come Roma che, a torto o a ragione, vorrebbe avere ambizioni di un certo tipo.

I FRIEDKIN – Il comunicato con cui hanno tentato di mettere una pezza al caos De Rossi è apparso più freddo del clima polare e più distante dell’Australia. In un mondo come quello dei tifosi che vive di pancia, umori e sentimenti, è stato come accostare il diavolo all’acqua santa. Gli opposti che, in questo caso, non si attraggono per niente. Recuperare il rapporto con i tifosi sembra più complicato che portare la pace in Medio Oriente. Ci vorrebbe un messaggio non pubblicato freddamente sul sito ufficiale, ma qualcosa di più sentito. Ci vorrebbero le scuse per una situazione creata solo e soltanto dalla proprietà, innanzitutto. Sei anni fa, quando fu ceduto Strootman a mercato chiuso, la squadra accusò il colpo e mentalmente si creò una frattura. Pensate cosa può essere accaduto con la cacciata di un allenatore non perfetto, ma certamente amato da tutti i suoi calciatori. Nessuno sa come sarebbe andata e, chi lo sa, magari De Rossi sarebbe stato esonerato un mese dopo (o forse no), ma cacciarlo dopo 4 giornate, con il mercato quasi sempre aperto, non è stato digerito da nessuno, proprio nessuno, nemmeno dai calciatori, con tutto l’affetto e la stima per Juric, l’ultimo dei colpevoli. D'altronde, chiunque sia stato interpellato in questo mese ha detto la stessa cosa. Chiunque lavori, abbia lavorato/giocato è rimasto colpito e basito dalla decisione di cacciare De Rossi. Questa situazione, quindi, è stata creata dalla proprietà, con l’assistenza diretta del CEO Lina Souloukou, fortunatamente non più a Trigoria. Già chiedere scusa sarebbe un primo passo. La speranza è solo quella di non doversi, dolosamente e faticosamente, trascinare così fino a giugno.


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