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Cagliari, Nainggolan: "Stanno massacrando Zaniolo come hanno fatto con me, deve rispondere sul campo. Dopo Roma-Barcellona ho avuto tre giorni di buio, non ricordo nulla"

di Marco Rossi Mercanti

Tornato al Cagliari con la formula del prestito, l'ex centrocampista giallorosso Radja Nainggolan ha ripercorso la sua avventura nella Capitale, parlando anche di Zaniolo. Ecco uno stralcio della sua intervista concessa a Il Corriere dello Sport:

Mi dici il momento più bello che hai vissuto in giallorosso?
"Non ho dubbi. La semifinale di Champions. Con Di Francesco in panchina abbiamo ribaltato il Barcellona".

Zaniolo?
"Vedo che sta subendo quello che ho subìto io. Lo hanno messo nel mirino".

Tu ci sei passato, nel tritacarne dei social, con la vicenda della nottata di Capodanno. 
"E l’ho pagata. Voglio dirlo chiaramente: ho sbagliato io, non dovevo bere, non dovevo comportarmi così. Ma chi è che non fa un errore, nella vita?"

È duro reggere al bombardamento? 
"Mi rivedo in Zaniolo perché anche io sono attaccato, trollato sui social. È facile essere messi in mezzo. L’unico modo è ignorare, fregarsene".

Hai un consiglio per Zaniolo?
"Io non faccio il maestro di vita che dà consigli. Ma l’unico modo che ha per rispondere è il campo. Per il resto deve farsi forza e andare avanti. A chi lo attacca risponderò con le prime partite che gioca".

Raccontami bene quell’impresa della Champions.
"Abbiamo sfiorato la Coppa dei Campioni. E abbiamo compiuto l’impresa più bella".

Con il Barcellona.
"Sai che ci ho ripensato molto in questi anni? Perdi 4-1 e pensi che recuperare sia impossibile, poi riesci in un’impresa".

E cosa hai pensato?
"Ne discutevo all’Inter con Kolarov: cercavamo di capire insieme come abbiamo fatto. Ma fu un’onda di consapevolezza che si diffuse in città, nella squadra. Noi eravamo sicuri di fare risultato".

Come avete vissuto quei 90 minuti? 
"Prima avevamo segnato un gol e ci dicevamo: non è successo nulla, continuiamo a giocare. Poi continuare a giocare, fanne un altro e pensare: non è ancora accaduto niente. Poi segnare anche il terzo gol ed esplodere".

Che ricordo hai del dopo?
"È stata una battaglia così folgorante che dopo l’ultimo gol ho il buio".

Il buio? 
"Non ricordo nulla di quello che ci è accaduto. Non solo quella sera, ma per i tre giorni successivi. Nulla".

Addirittura? 
"Giuro… solo lampi, immagini confuse. Euforia, adrenalina. Non ho memoria di essere uscito dal campo, di essermi rivestito, non ricordo lo spogliatoio né cosa abbiamo fatto per festeggiare, figurati se posso ricordare cosa ho fatto dopo".

Non ci credo, esageri. 
"Eravamo entrati in una fase finale della Champions, ma abbiamo festeggiato e stiamo stati festeggiati, a Roma, come se avessimo vinto uno scudetto. Poi l’anno dopo quella squadra è stata smantellata. Ecco, questo è uno dei miei rimpianti".

Che altro resta della tua avventura alla Roma?
"A Roma avevamo una squadra forte. Dicono che io creavo problemi. Invece, come sa chiunque abbia giocato con me, io ero e rimango un uomo-spogliatoio".


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