.

Cristante: "All'esterno forse mi sottovalutano. Mourinho è un grande, vogliamo guadagnarci la Champions. Resto a Roma finché mi tengono"

di Marco Rossi Mercanti

Bryan Cristante, centrocampista della Roma, è stato protagonista di una lunga intervista ai microfoni de Il Messaggero. Ecco uno stralcio delle sue dichiarazioni:

De Rossi disse: “Servono undici Cristante”. Ci ripensa ogni tanto?
“Si, certo. Mi ha onorato, reso orgoglioso di giocare con lui e in questa piazza, che ha rappresentato al 100%. È stato l’emblema della passione, capace di trasmettere a noi giovani la passione per la maglia. Dire quelle parole il giorno del suo addio alla Roma ha avuto un peso. E lo ringrazierò sempre”.

Si è mai sentito sottovalutato?
“Ci sono due aspetti da considerare. All’esterno forse è così, mi sottovalutano; dentro gli spogliatoi e nel calcio mi sono sempre sentito trattato come meritavo”.

Con Mourinho discute?
“Capita, anche se lui sa come prenderci. Diciamo che mi è successo meno”.

Cosa ha di speciale giocare con la maglia giallorossa?
“C’è un’atmosfera particolare, come vivere 24 ore al giorno di calcio. Questo lo senti, più passa il tempo e più è così anche per un calciatore. Poi, cerco sempre di staccare quando sono a casa: ho la mia famiglia, gli amici, i miei cani”.

Cosa ha Mourinho di speciale?
“Sa tutto prima degli altri. Ha la visione giusta delle situazioni, sa cosa fare e come comportarsi sempre. È un grande”.

Il suo ruolo, dopo averne ricoperti tanti, qual è?
“Nei due di centrocampo, il play. Fare il trequartista è stata una cosa estemporanea, anche divertente, ma è un ruolo che non sento totalmente mio”.

La Roma con Mou atto terzo riparte dalla rabbia di Budapest?
“Sì. Vogliamo andare avanti nelle coppe e guadagnarci la Champions”.

Che serve per trattenere Mou?
“Questo va chiesto a lui”.

L’ultimo campionato non è andato bene, colpa solo degli arbitri?
“No, penso che le ragioni siano anche altre. Ad aprile eravamo terzi e in lotta per ogni competizione, ma gli infortuni arrivati tutti insieme ci hanno creato problemi. Io facevo il difensore, i ragazzi della Primavera erano titolari, avevamo un solo attaccante. Non è stato facile”.

Budapest è ancora un brutto ricordo per via dell’arbitro, però.
“Ci sono stati episodi controversi, ma ormai è andata”.

La Champions, questione necessaria per la prossima stagione.
“L’obiettivo principale è quello”.

Per lo scudetto, invece?
“È difficile. A gennaio sapremo qualcosa di più. Sperare non costa. Dobbiamo tornare a giocare la Champions. Vorrei tanto vincerne una”.

Un aggettivo per i tre nuovi romanisti.
“Aouar tecnico. Kristensen potente. Ndicka grande forza e un bel sinistro”.

Quanto starà alla Roma?
“Finché mi tengono. Clima e città fantastici. Ora dobbiamo solo ricaricarci e provare a vincere qualcosa. Con la Champions come obiettivo primario”.


Altre notizie
PUBBLICITÀ