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Ferri: "Sto perdendo molti amici per il COVID-19, le parole di alcuni presidenti sono una mancanza di rispetto"

di Marco Rossi Mercanti

Ai microfoni di Leggo è intervenuto Riccardo Ferri, ex difensore dell'Inter, che vive a Lodi. Eccone uno stralcio:

Qual è la situazione attuale?
“Fin da subito abbiamo capito quanto potesse essere aggressivo questo virus. Ho perso degli amici qui, uno dopo l’altro, e attualmente altri sono in ospedale; altri invece sono sotto controllo a casa”.

E lei come stai vivendo la quarantena?
“È davvero dura, perché si riesce a comunicare con i familiari solo via telefono o con i social. Cerchiamo di rassicurarci tra noi, ma è molto difficile. Qui girano in continuazione tante ambulanze. Io sono da solo a casa, i figli sono lontani, ma penso soprattutto agli anziani soli e spaventati. Per tirarmi su mi racconto sempre una metafora”.

Quale?
“Stiamo affrontando una squadra aggressiva, che nei primi 45′ ci ha messo sotto. Ora è arrivato il momento di trovare il modo di aiutarsi l’un l’altro e di cercare di uscire a testa alta da questa partita perché perderemo, ma dobbiamo limitare i danni. Abbiamo perso solo una sfida ma il campionato è lungo. E sono sicuro che alla fine ce la faremo”.

Intanto, il mondo del calcio è irrequieto e troppo voglioso di ricominciare.
“Le parole di alcuni presidenti in questi giorni sono una mancanza di rispetto nei confronti di un Paese che sta pensando solo a riuscire a rialzarsi. Dobbiamo pensare a tutti coloro che lavorano in trincea per salvare persone. A chi vuole tornare in campo, farei fare un giro nelle mie zone per capire cosa sta accadendo, forse non hanno chiara la situazione”.

Che cosa farebbe se oggi fosse a capo del calcio italiano?
“Non assegnerei lo scudetto, niente retrocessioni, niente coppe, farei come se questa stagione non fosse mai iniziata. Proprio come è successo negli anni di guerra. Tornare a giocare a giugno è sbagliato”.


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