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Italia Femminile, l'ex CT Bertolini: "Così torniamo al patriarcato. La lettera delle calciatrici un autogol"

di Emiliano Tomasini

L'ex CT dell'Italia Femminile Milena Bertolini ha rilasciato una lunga intervista al Corriere della Sera per parlare di cosa non ha funzionato al Mondiale e del suo addio alla Nazionale. Questo uno stralcio delle sue parole:

Cosa non ha funzionato al Mondiale?
«Il cambio generazionale, giusto e necessario, ha creato problemi di equilibri all’interno della squadra. Non è facile dire a una veterana che resterà a casa. Ci sono di mezzo rapporti, esperienze, gioie, dolori. Io ho avuto bisogno dei miei tempi, le ragazze dei loro per metabolizzare: non sono coincisi».

Via il dente, via il dolore. L’esclusione di Sara Gama:
«Al raduno di aprile ho parlato chiaro a tutte le giocatrici più esperte: attenzione, le giovani premono, nessuna ha il posto garantito. Sara inclusa. Se verrete al Mondiale, ho detto, potrete giocare o stare in panchina però il vostro contributo al gruppo sarà comunque importante. È il concetto di squadra che deve prevalere. Con Girelli, Cernoia e Bartoli è nato un patto: mi hanno dato la loro disponibilità totale. Sara l’ha presa male da subito: ho capito che quel ruolo, in Nuova Zelanda, non avrebbe potuto reggerlo».

La lettera conclusiva delle ragazze (non tutte, ma quasi) non ha stemperato gli animi.
«Finita la partita col Sudafrica sono andata a consolare le giovani, mentre le altre mi scansavano. C’era troppa rabbia in spogliatoio per fare discorsi. Non è vero che mi sono chiusa in camera. È vero che loro si sono riunite e hanno scritto quel comunicato. Il volo di ritorno è stato allucinante. C’è chi non ha più avuto il coraggio di guardarmi in faccia né di salutarmi».

Non hanno accettato che lei abbia detto che avevano avuto paura.
«Non ho detto hanno paura ma abbiamo avuto paura. Tutte. Certe ragazze fanno fatica a vivere l’errore e poi c’è l’aspetto social: vedersi sommerse dalle critiche toglie lucidità. La lettera è stata un’autorete pazzesca per il movimento».

Perché?
«La forza del Mondiale 2019 era stata una squadra di donne, con un c.t. donna, capace di fare gruppo. Questo, per l’Italia, era stato il cambiamento culturale. Dove sono oggi le donne negli staff della serie A femminile? Forse il 10%... Siamo considerate immagine: le quote rosa diventano necessarie. E noi ci mettiamo del nostro, siamo le peggiori nemiche di noi stesse: aveva ragione Murgia quando diceva che servono due donne per far fuori una donna. Ma così andiamo indietro, torniamo al patriarcato».


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