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Montali: "Mi piace lo stile dei Friedkin, a Roma si può vincere solo così"

di Marco Rossi Mercanti

Gian Paolo Montali, doppio ex di Roma e Juventus nell'ambito dirigenziale, ha parlato ai microfoni de La Gazzetta dello Sport. Questo uno stralcio del suo intervento:

Che differenze ha trovato nel gestire i due mondi?
"A Torino c’è l’organizzazione alla massima potenza.Io ero consigliere d’amministrazione con delega al settore giovanile e al canale tematico. Dopo Calciopoli due erano gli obiettivi: creare un nuovo stile e puntar sullo stadio di proprietà. Ce l’abbiamo fatta. Poi fui contattato dal Napoli e, capendo che c’era bisogno di un uomo di calcio, consigliai Marotta".

Poi c’è stata la Roma.
"Che invece è tutto cuore e passione. Lì ho fatto due anni intensi come direttore generale, prima degli americani. Conobbi DiBenedetto e Unicredit, che era co-proprietaria, voleva confermarmi, ma io capii che la dirigenza aveva altri progetti. Comunque, anche se le mie origini sono a Parma, posso dire ormai di essere mezzo romano e ho ricordi bellissimi. Con Ranieri sfiorammo lo scudetto. Si ricorda la mia tabella di marcia–centrata, a dispetto dello scetticismo dei calciatori – che avevo stilato su un foglio e che lei mi sottrasse per pubblicarla sulla Gazzetta?"

Altri tempi, eravamo tutti più giovani. Così la gestione del caso Dzeko è stata “da Juve”.
"Certo, così si deve fare. Chi deve gestire le cose è la società, che ha dato forza all’allenatore. Dei Friedkin mi piacciono sia lo stile che il basso profilo. A Roma si può vincere solo così, non facendosi coinvolgere emotivamente. Si entra in punta di piedi, si studia e si impara. Poi, quando potranno vedere la passione dell’Olimpico pieno, s’innamoreranno davvero".


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