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Prandelli: "La Roma resta il sogno di tutti. Di Francesco sta dimostrando grandi capacità"

di Andrea Cioccio

Cesare Prandelli, ex allenatore della Roma e della nazionale italiana, ha rilasciato una lunga intervista a Il Romanista. Eccone uno stralcio: 

Prandelli, c'è stato un tempo in cui per l'Italia lei era come Sarri un paio di anni fa. Aveva fatto benissimo con squadre minori mostrando un calcio divertente e vincente. E la scelse la Roma. 
"Sì, volevamo fare qualcosa di diverso rispetto a quello che si stava facendo. A quell'epoca c'erano grandi club e grandi allenatori, noi a Verona e Parma avevamo entusiasmato ottenendo risultati con i giovani. La scelta della società fu precisa, chiamando noi".

Portaste elementi inediti negli allenamenti, test atletici sul campo, video riprese e altro.
"Confermo, siamo stati tra i più innovatori, volevamo mettere al servizio dei giocatori tutti gli strumenti possibili, volevamo coinvolgerli in ogni dettaglio. Si parlava già di metodologie di allenamento, di alimentazione, di videoanalisi. Molti non erano pronti, oggi mi sembra che ci sono arrivati tutti".

Non vorremmo riaprire un argomento su cui probabilmente non ama tornare: le sue dimissioni dalla Roma in seguito alla scoperta della gravissima diagnosi sulla salute di sua moglie. Totti nel suo libro, che ha presentato al Colosseo e lei era tra gli invitati, scrive testualmente che fu «la furibonda litigata con Antonio Cassano a Perugia a spingere Prandelli a lasciare la Roma» .
"Guarda, ho talmente tanto rispetto di Francesco e l'ho sempre stimato e ammirato che non voglio smentirlo. Dico solo che i miei collaboratori conoscono la verità".

Può aver contributo il fatto di non poter sopportare una situazione complessa in quello spogliatoio visto proprio la situazione che doveva affrontare personalmente?
"La società non mi fece mancare niente, era forte, ho un meraviglioso ricordo del presidente Sensi, di sua figlia Rosella, di Franco Baldini. Ma i miei collaboratori sanno che io attendevo solo il risultato di un esame. Contò solo quello".

Ricorderà le grandissime manifestazioni di affetto, molti nel giorno dell'addio speravano che si trattasse solo di un arrivederci. È stato mai vicino a tornare alla Roma realmente?
"Non ho mai dimenticato quelle emozioni e le dico che c'è stato un momento. Ma io avevo già dato la parola alla Federcalcio e non potevo tornare indietro. Ma Roma è Roma, resta il sogno di tutti".

Magari non lo ricorderà, ma nel Perugia in quell'amichevole del 25 agosto 2004 con quella brutta reazione di Cassano, nelle file del Perugia giocava un certo Di Francesco. Che giudizio ha dell'allenatore della Roma?
"Sta dimostrando di avere capacità, intuizioni giuste e ottima gestione del gruppo. La sua storia la conosciamo, è riuscito ad arrivare in semifinale di Champions League con una squadra che non è abituata a queste cose. Ha dimostrato di non essere legato in maniera rigida a un solo sistema di gioco, ha capacità, bravura, è credibile per i giocatori e la sua serietà parla per lui".

 


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