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Spinazzola: "Mi ha fatto piacere conoscere Mourinho, mi aspetta in campo"

di Marco Rossi Mercanti

Il suo Europeo aveva preso una piega sportivamente drammatica, con la rottura del tendine d'Achille sinistro contro il Belgio nei quarti di finale. Dopo l'operazione in Finlandia, Leonardo Spinazzola è poi tornato con il gruppo azzurro a Wembley per la finale contro l'Inghilterra, esultando a fine gara - con tutte le stampelle - per la conquista del titolo di Campione d'Europa.

Ai microfoni dell'edizione odierna de Il Messaggero, il terzino giallorosso ha ripercorso le emozioni dell'ultima rassegna continentale giocata con l'Italia. Ecco uno stralcio della sua intervista:

In campo a Wembley per prendere la sua medaglia e sulle spalle di De Rossi per salutare i tifosi. Come sta Spina?
"Distrutto. La gamba non c’entra. Sono state ore pesantissime. Emozione, ma anche tanta fatica. Sempre con le stampelle. Non so di quanti giorni ho bisogno per riprendermi. Non esco di casa, penso solo a riposarmi. Ma quel viaggio a Londra non potevo certo perdermelo e nemmeno il lunedì con il Quirinale, Palazzo Chigi e i festeggiamenti".

Il legame con Mancini, ma anche quello tra voi giocatori. Scherzi, canti e vittorie. Come è stata la vita di gruppo, vista da dentro?
"Abbiamo creato l’ambiente ideale per arrivare al risultato. La nostra è una famiglia più che un gruppo. Legatissimi. In campo e fuori. Coinvolti pure quelli che sono rimasti a casa. Li abbiamo spesso sentiti, hanno tifato".

Bernardeschi, sul charter che vi ha riportato da Monaco di Baviera a Firenze, ha preso il microfono e ha cominciato a intonare il coro «Spina-Spina». Che cosa ha provato?
"Sono state ore in cui la commozione è stata grande. Non mi ricordo se ho pianto. Ho finito le lacrime all’Allianz Arena".

Come è andato il primo incontro con Mourinho?
"Mi ha fatto piacere conoscerlo. È stato carino, mi ha detto che lui e la squadra mi aspettano in campo. Gli ho risposto che dovrà avere pazienza, la stessa che ho io".


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Mercoledì 11 dicembre
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