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Toni: "Quello che è successo è brutto. Daniele era il simbolo della Roma. Dispiace immaginarlo giocare a calcio altrove"

di Luca d'Alessandro

Luca Toni è intervenuto ai microfoni di Rai Radio2 nel corso del format "I Lunatici". Il centravanti dell'Italia campione del mondo nel 2006 ha parlato di diverse cose: "Ho sempre sognato diventare un giocatore di calcio, ho avuto la fortuna che questa passione si trasformasse nel mio lavoro. La notte più bella della mia vita? Quella di Berlino, quando abbiamo alzato la Coppa del Mondo, nel 2006. Ho dormito poco, è stata una notte magica, fantastica, se ci ripenso ho i brividi. Se Oddo era davvero ubriaco? Massimo era già ubriaco prima della partita! No, scherzo, lui faceva molto gruppo, aveva bevuto giusto qualche birretta, magari si esagera, quella serata in tanti hanno bevuto delle birrette, lui magari l'alcol lo tiene di meno. Cosa sogno di fare da grande? Ho smesso da due-tre anni, sto prendendo tutti i patentini. Aspetto una chiamata seria, ho un nome importante non voglio bruciarmi solo per la smania di iniziare. Per ora la cosa che conta è essere un buon padre".

Su quel mondiale, Toni ricorda: "Segreti? Eravamo un gruppo di amici, tutti giocatori al top, in una età giusta, con un grande allenatore. Siamo partiti tra mille problemi, era esplosa calciopoli, molti politici non volevano neanche che andassimo al mondiale, poi siamo tornati con le frecce tricolore che ci aspettavano a Roma. La cosa più bella era vedere il crescendo di gente davanti all'albergo. All'inizio ce ne erano tre o quattro, dopo la semifinale con la Germania ce ne erano diecimila. Noi eravamo blindati in questo albergo, sentivamo casa, gli amici, ma solo quando siamo ritornati a Roma ci siamo accorti dell'entusiasmo che c'era nel nostro Paese".

Sul suo modo di esultare:
"Ero a Palermo, a cena con Zamparini e altre persone. Un ragazzo fece quel gesto per farmi notare una bella cosa che aveva appena detto. Io dissi che avrei fatto quel gesto la domenica se avessi segnato. Poi è diventata una scaramanzia e me lo sono portato dietro".

L'esperienza al Bayern Monaco e alla Roma: "Sono stato tanto amato in Germania, ricordo ancora la canzoncina che mi dedicò un ragazzo tedesco diventata famosa in tutto il mondo. Il Bayern è una società fantastica. Poi alla Roma sfiorammo uno scudetto con Ranieri in panchina. De Rossi? Quello che è successo è brutto. Daniele era il simbolo della Roma, voleva continuare a giocare, la società in cui è cresciuto, in cui ha trascorso tutta la sua vita, lo porta a dover cambiare squadra per giocare ancora. Dispiace. Poi la società fa le sue valutazioni, ma è un peccato. Dispiace immaginare un Daniele che giochi ancora a calcio lontano da Roma".

Sulla Nazionale di Mancini: 
"Sta mancando un centravanti titolare, su cui fare affidamento. Speriamo di trovarlo presto, l'Italia ha bisogno di un centravanti forte, che faccia bene, in grado di risolverti le partite se attraversi momenti di difficoltà. Immobile? Anche io ho avuto dei periodi in cui appena toccavo il pallone facevo gol, e altri in cui la palla sembrava non voler entrare. L'importante è rimanere calmi. E raggiungere comunque una certa cifra. Immobile non ha fatto i 29 gol dell'anno scorso, ma un centravanti che quando va male mi fa quindici gol lo voglio tutta la vita".

Sui più forti con cui ha giocato:
"Ho giocato con tanti fuoriclasse. Baggio, Del Piero, Totti. Il portiere più forte? Buffon! Oggi è ancora grande, ma negli anni d'oro era veramente difficile fargli gol".

Sul sesso prima delle partite: 
"Giocare e fare un gol importante è il massimo, a volta ci sono stati dei gol che sono stati molto più belli di certi orgasmi. Il sesso prima delle partite? Dipende. Io penso che ti devi gestire tu a seconda del momento. Dipende da tante cose. Negli anni in cui ho giocato andava di moda il ritiro. Uno deve fare quello che gli va. I giocatori poi sono molto scaramantici". 

Sul tecnico più rabbioso:
"Mazzone è stato fantastico, per me è stato un padre, diceva sempre che dovevamo stare attenti, perché domenica arrivava il suo fratello ignorante. Sentiva molto la partita, magari non potevi nemmeno dirgli ciao perché si arrabbiava. Ma era talmente grande che anche se sbroccava lo perdonavi. A Fiorenzuola c'era un tecnico che non mi faceva giocare, mi teneva in panchina in Serie C".


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