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Roma Femminile, Giugliano: "Il mio contratto scade nel 2028, c'è molta apertura da parte mia. In futuro vorrei allenare, ho iniziato il corso UEFA B"

di Benedetta Uccheddu

Manuela Giugliano ha parlato ai microfoni de Il Messaggero. Queste le parole del capitano giallorosso:

«È un po’ inaspettato perché quest’anno siamo una squadra totalmente nuova. Nuovo mister, nuove idee, nuovo gioco, quindi è sempre complicato creare un gruppo e far sì che poi i risultati vengano così in fretta. Siamo molto contenti dei risultati che stiamo ricevendo. Sappiamo benissimo che dietro questi risultati c’è tanto lavoro, tanto sacrificio, tanta passione perché nel nostro mondo, voglio precisare che c’è davvero tanta passione ed è la cosa che ci fa andare al campo a divertirci la mattina quando andiamo ad allenarci. Poi è chiaro, come mi dicevi tu in Champions, purtroppo non è andata come previsto, ma si fa esperienza. In campo internazionale ti porta un’esperienza maggiore rispetto a un campionato italiano e questo sicuramente ci porterà poi a raggiungere degli obiettivi altrettanto importanti in Italia».

Hai parlato tu di tanti cambiamenti. C’è un nuovo tecnico, Rossettini. Cosa vi ha portato? 
«Sicuramente lui è stato un grandissimo calciatore, quindi l’esperienza che ci può aver portato è semplicemente la voglia di creare gioco, la voglia di essere lucide quando c’è la palla tra i piedi ed è la cosa che un po’ contraddistingue il calcio maschile. La fermezza, la facilità con il quale giochi la palla, questa è una cosa che ci ha portato lui. Voglio precisare anche come sia stato bravo in questo periodo a cercare di creare gruppo, che per noi è una parte fondamentale, perché senza il gruppo e senza la semplicità nel fare le cose penso che sia anche molto difficile portare a casa dei risultati e questo lui ci sta riuscendo».

A proposito dei risultati, ci sarà tra poco una partita molto importante contro la Juventus, la finale di Supercoppa. Puntate alla rivincita, perché a settembre non è andata bene. Adesso come affronterete questa partita?
«Diciamo che a settembre è sempre stato un inizio, squadra nuova, tutto nuovo. Adesso abbiamo messo un po’ delle basi importanti, quindi sarà una partita sicuramente diversa e soprattutto è una finale. Sappiamo benissimo tutti che è una finale, è una partita a sé, è una partita che va giocata, è contro la Juventus. Sappiamo benissimo l’importanza di questa partita negli ultimi anni, quindi cercheremo di mettere in campo quanto stiamo riuscendo a fare in questo momento in campionato e speriamo di poterla portare a Roma perché i nostri tifosi se la meritano».

C’è un’esultanza che tu hai fatto e che fai alla Dybala. Perché? Raccontaci un po’ la storia di questa esultanza.
«Allora lui è sempre stato uno dei miei idoli. Da piccolina io guardavo Totti, Del Piero e da quando poi ho iniziato a giocare ho cercato di trovare un calciatore che mi potesse un po’ somigliare. Lui poteva essere uno di questi e io guardavo i suoi video, guardavo la sua tecnica, i suoi movimenti ed è sempre stato un mio punto di riferimento. L’esultanza è nata anche un po’ da questo e sono anche molto fortunata perché ho avuto l’opportunità di poterlo incontrare, di farci due chiacchiere e ovviamente io ho chiesto il permesso di poterla fare, perché non mi permetterei mai di rubarla e da quel giorno in poi non l’ho più cambiata».

Che ti ha detto in questa chiacchierata? Siamo curiosi.
«Allora in realtà è stato un momento di scambio maglia e io l’avevo sentito su Instagram e gli avevo chiesto il permesso di questa esultanza e lui mi ha dato questa opportunità di poterlo incontrare. Ci siamo scambiati la maglia e lui segue molto la nostra squadra, segue molto le nostre partite e questo ci rende orgogliose perché anche loro credono in noi. Come dico sempre, siamo un’unica Roma e per noi questa parte è fondamentale e questa è la parte che mi ha fatto molto piacere e che mi abbia detto. Poi mi ha fatto i complimenti per la mia tecnica, mi ha un po’ detto che li assomiglio, quindi questa cosa mi ha fatto piacere».

Tu hai il contratto con la Roma fino al 2028 e stai già pensando a un futuro nel calcio, fuori dal calcio, in una squadra italiana, in una squadra estera. So che sono arrivate delle proposte dagli Stati Uniti. Qual è il tuo futuro?
«In questo momento sono focalizzata sulla Roma perché ho trovato una famiglia, una grandissima famiglia, sto bene e penso che per un giocatore e una giocatrice è importante avere tranquillità e serenità durante la giornata. Questa cosa mi rasserena perché mi dà quella fiducia in più per poter pensare di poter rimanere qui a Roma. Il mio contratto scade nel 2028, so che la società mi parla in continuazione, c’è molta apertura da parte mia. Come ho detto prima, sto bene, le proposte ci sono, è vero, però io sto bene a Roma, adesso mi sono focalizzata sulla Roma per quanto riguarda fuori dal campo o anche altre passioni». 

Già stai muovendo dei passi per raggiungere questo obiettivo?
«Assolutamente sì, ho iniziato a fare il corso, il corso UEFA B, che mi porterà poi delle basi per poter iniziare a fare qualche esperienza con i bambini.»

Leggevo che volevi aprire un centro sportivo a tuo nome e cominciare a instradare le bambine nel gioco del calcio, è questo il progetto finale?
«Il mio progetto in testa è questo, come ho detto prima, per me è importante creare delle basi a dei bambini o delle bambine perché tutto dipende da come cresci, da come riesci a evolvere la tua personalità, la tua esperienza. So anche l’importanza della famiglia dietro, per me la famiglia è stata una parte fondamentale del mio percorso di crescita perché mi hanno sempre permesso di scegliere senza mettere becco. Le persone dicevano la propria opinione ma sono sempre stata io a decidere, a scegliere il mio futuro, però ci tengo a dire che la famiglia è la parte importante della crescita del proprio ragazzo o ragazza».

Il movimento del calcio femminile sta crescendo sempre di più, dopo l’europeo che è andato molto bene per l’Italia, ci sono state delle crescite sostanziali. Lo sport femminile sta crescendo tanto in Italia, la volle, il tennis, ci sono tantissimi esempi. Questo a cosa porterà secondo te andando avanti?
«Sicuramente nel calcio femminile il livello si sta alzando, semplicemente perché c’è molta apertura. Le ragazze, le professioniste che oggi scegliono di venire dall’estero a giocare in Italia ci portano quell’esperienza che ancora noi in Italia non abbiamo e questo ti può dare la possibilità di poter alzare il livello. Poi è chiaro che dal mio punto di vista bisognerebbe migliorare nelle strutture, bisognerebbe pubblicizzare di più il nostro mondo, dare un po’ più di visibilità perché è importante, però da questo punto di vista io mi sono sempre ritenuta fortunata perché a Roma mi sono sempre sentita una professionista al 100%. La società e la proprietà sono sempre stati presenti, hanno sempre cercato di investire al 100% che sia maschio che sia femmine, era identico e questa cosa mi ha portato a farmi sentire una professionista. Poi anche il fatto che il Tre Fontane è uno degli stadi che tutti i sabati e le domeniche è sempre quasi pieno, questo ti fa capire che la società è investito, quindi dal mio punto di vista bisogna cercare di migliorare nella visibilità e dare un po’ più di fiducia e potere a questo movimento».

Tu hai cominciato a sei anni, se non ho letto male. La bambina che comincia oggi a sei anni è cosa in più di te?
«Quasi tutto, semplicemente perché mi ricordo da piccolina che mi cambiavo dentro un bunker e per me…»

Non ti volevano dare lo spogliatoio.
«Esatto, quando giocavo con i maschietti non mi volevano dare lo spogliatoio per me per lavarmi, quindi ogni volta col freddo, il gelo, bagnata, sudata dovevo fare i chilometri per tornare a casa a lavarmi e questo è uno dei tanti ostacoli che bisognerebbe oltrepassare ad oggi. Però, come ti dicevo prima, io mi ricordo ancora che mi allenavo in campi di patate, sotto dei bunker, mi cambiavo. Ad oggi quando entri dentro lo spogliatoio hai il tuo posto, il tuo nome, la poltrona bella, perfetta, le cose per cambiarti sono già pronte lì, il campo è perfetto, senza buchi, senza niente. E hai tutto pronto e soprattutto hai uno staff al completo. Io mi ricordo che mio padre si metteva a fare il dirigente perché non c’erano professionalità nel lavorare. E ad oggi c’è tutto. Praticamente lo staff è più numeroso di noi calciatrici e questo ti fa capire che si lavora per farti crescere al cento per cento». 

La parità nel calcio, secondo te, passa solo e esclusivamente dagli investimenti, come hai accennato prima, oppure c’è bisogno proprio di un cambiamento culturale da parte del tifoso che attualmente è chiaramente focalizzato sul calcio maschile?
«Sì, come ho detto prima, questi sono dei pregiudizi che vanno oltrepassati. Però ad oggi ti posso dire che questa cosa un pochettino sta cambiando perché io mi ricordo che quando giocavo qualche anno fa c’erano davvero pochissimi tifosi. Per me vedere uno stadio pieno oggi è già un cambiamento culturale perché ti fa capire che ci credono e sanno che ci siamo anche noi donne a giocare a calcio. E quindi per noi questo è un passo importante. È chiaro che bisogna lavorarci tutti i giorni, cercare di abbattere le barriere come in tutte le cose, insomma, non solo nel calcio».

Prima hai detto che dovrebbe avere più spazio mediatico il calcio femminile. Se tu fossi un dirigente di calcio femminile, cosa faresti? Proprio fattivamente.
«Questa cosa che sto facendo oggi è un passo molto importante perché dà visibilità al nostro movimento, dà visibilità alla persona che sei, ti permette di raccontare davanti a tutto il mondo e questo forse è la cosa principale che farei.»

Se tu potessi incontrare la bambina di sei anni che eri, il primo consiglio che gli daresti quale sarebbe?
«Quello di divertirsi. Perché nel momento in cui ti diverti hai tutto chiaro nella tua mente. Nel momento in cui questa cosa viene a mancare, diventa difficile poi trovare le soluzioni. Io personalmente un pochettino ho avuto un periodo un po’ tra virgolette nero però la voglia di divertirsi nel campo l’ho trovata in un secondo e nel momento in cui l’ho trovata ho sempre trovato le soluzioni ai miei pensieri, ai miei dubbi, quindi la prima cosa che farei è divertirmi. Non pensare ai pregiudizi, non pensare alle critiche e andare avanti». 


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