Lazio-Roma 3-0 - Scacco Matto - Cosa non ha funzionato al derby
LE SCELTE - Nessuna sorpresa per le due squadre: Fonseca propone il consueto 3-4-2-1 con Mancini, Smalling e Ibanez sulla linea difensiva. Karsdorp e Spinazzola agiscono ai lati mentre Villar viene confermato titolare accanto a Veretout. Pellegrini e Mkhitaryan agiscono alle spalle di Edin Dzeko.
Anche Inzaghi conferma la formazione trapelata alla vigilia: squadra con il 3-5-2 con Luiz Felipe, Acerbi e Radu. Lazzari e Marusic occupano le fasce, Leiva va in cabina di regia con Luis Alberto e Milinkovic-Savic mezzali. Immobile e Caicedo guidano l'attacco biancoceleste.
L'INIZIO - Paulo Fonseca, in fase di costruzione, abbassa subito il centrocampista di parte per favorire l'uscita della palla e consentire al centrale difensivo di poter salire e allrgarsi. Così, quando la Roma riparte dalla parte destra del campo Villar si abbassa quasi a voler prendere il posto di Mancini mentre l'ex atalantino si alza sulla fascia.
La Roma ci mette, però, appena 3 minuti per disorganizzarsi. I biancocelesti, come di consueto, attirano il pressing avversario per poter allungare gli avversari: Leiva si abbassa tra i centrali per sfuggire al controllo di Veretout, serve Radu che attira Pellegrini mentre Dzeko rimane su Leiva. Si libera, quindi, Acerbi che riceve da Radu e fa partire il primo, rapido, contropiede biancoceleste.
LE CONSEGNE - I tre difensori giallorossi hanno tre compiti molto precisi: Ibanez deve accorciare su Milinkovic-Savic ma con un occhio anche a Lazzari, con Spinazzola quasi mai collaborativo in fase difensiva. Smalling esce sulla punta che viene incontro mentre Mancini copre la profondità e il taglio dell'altra punta, con Caicedo e Immobile che si scambiano i compiti diverse volte.
"IL PORTIERE DEVE SOLO PARARE" - Quante volte abbiamo sentito questa frase? Oramai ci siamo abituati ai difensori che devono sapere anche impostare e, lentamente, ci stiamo abituando all'idea che il portiere deve essere anche bravo con i piedi. Perché serve? Quasi tutte le squadre costruiscono l'azione dalla difesa e hanno il problema di eludere il pressing avversario. A volte è il centrocampista centrale ad abbassarsi per dare una soluzione in più ma, nel prossimo futuro, sarà probabilmente il portiere ad alzarsi tra i centrali per creare superiorità numerica e scoraggiare la pressione avversaria: è quello che Reina ha fatto nei primi minuti de derby, alzandosi tra Luiz Felipe e Acerbi per consentire a Radu di salire sulla sinistra per creare quelal superiorità che la Lazio cerca sull'out sinistro. E così all'ottavo minuto Reina dà una palla precisa tra le linee, un filtrante, per Immobile che viene seguito da Mancini ma riesce a servire subito Caicedo, che torna indietro per Milinkovic con Lazzari che già sa che il pallone successivo sarà diretto a lui e corre sulla fascia, inseguito da Spinazzola. Otto secondi e, da Reina, la Lazio arriva al limite dell'area giallorossa. L'azione termina con Mancini che anticipa Caicedo a pochi passi dalla porta difesa da Pau Lopez. Il primo gol della Lazio nasce, tra l'altro, proprio da un rinvio preciso del portiere biancoceleste.
IMMOBILE - Il pericolo numero uno è rappresentato dal centravanti biancoceleste che, al 7', mostra uno dei suoi movimenti caratteristici, un movimento fuori linea tagliando verso l'esterno dietro le spalle di Mancini su assist di Radu. Nell'occasione, Mancini è molto bravo a recuperare ma la Roma sta già scricchiolando pericolosamente. Poco dopo, ancora Immobile dal centrosinistra punta Mancini e tira tra le braccia di Pau Lopez.
LENTEZZA - Il giropalla della Roma è molto prevedibile e lento. La Lazio, con la sua aggressività, riesce a constringere Pellegrini e Mkhitaryan a dover arretrare tantissimo per ricevere il pallone. Senza i due riferimenti sulla trequarti, senza i loro inneschi, i giallrossi fanno girare il pallone senza essere particolarmente pericolosi. Ibanez al 9' fa lo stesso anticipando Immobile sulla linea di centrocampo e innescando subito Dzeko, che di sponda libera Mkhitaryan il quale sbaglia il dribbling finale, che gli avrebbe spalancato l'autostrada verso la porta di Reina. La strada era quella giusta ma i giallorossi non la seguiranno quasi mai.
ACERBI-DZEKO - Attorno al 15'pt, Mkhitaryan riesce ad avere uno spazietto tutto per sé (comunque circondato da Leiva, Milinkovic-Savic e Luiz Fellipe), dà un pallone in profondità a Dzeko ma Acerbi ferma il bosniaco e stoppa la Roma. Il duello si riproporrà spesso nel corso del match e il difensore italiano sbaglierà pochissimo.
INTENSITÀ E DENSITÀ - Nella ripresa, Fonseca butta nella mischia Pedro, arretrando Pellegrini a centrocampo al posto di Veretout. Il tecnico portoghese spera di vincere così qualche uno contro uno ma cambia ben poco. I giallorossi continuano ad avere poca intensità, con la Lazio che difende con ordine e attenzione. Mkhitaryan continua ad avere difficoltà a farsi trovare smarcato e i capitolini si intestardiscono a giocare per vie centrali, finendo nell'ingorgo creato da Simone Inzaghi. Anche a causa, però, dello scarso apporto offensivo di Karsdorp e Spinazzola, con Lazzari e Marusic che fanno buona guardia. Fonseca, nel finale, tenta il tutto per tutto e passa a una sorta di 4-2-4, con Borja Mayoral al posto di Mancini, Mkhitaryan a sinistra e Pedro largo a destra ma i giallorossi faticheranno tantissimo anche solo ad avvicinarsi alla porta di Reina.