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Roma-Bodø/Glimt 2-2 - Scacco Matto - Poca pressione ma soprattutto poca precisione e poca cattiveria

di Alessandro Carducci

La Roma impatta 2-2 con il Bodø/Glimt con El Shaarawy e Ibanez che evitano la sconfitta ai giallorossi. In questo articolo, si analizzeranno le mosse dei capitolini per cercare di vincere la partita, senza tenere conto dei due rigori netti negati alla squadra di Mourinho.

LE SCELTE - Mourinho manda in campo la squadra titolare, ad eccezione degli infortunati Vina e Pellegrini. Il portoghese abbassa Cristante sulla linea difensiva per spostare Ibanez dalle parti di Solbakken. A centrocampo, agiscono Darboe e Veretout mentre Zaniolo, Mkhitaryan ed El Shaarawy giocano dietro ad Abraham.
Knutsen propone un 4-3-3 con il recupero di Bjorkan sulla fascia sinistra e con Fet, Hagen e Konradsen a centrocampo. Il tridente è formato da Solbakken, Botheim e Pellegrino.

SUBITO IN VERTICALE E CAMBI DI GIOCO - Passa un minuto e la Roma attira il pressing disorganizzato dei norvegesi, trovando Veretout libero in mezzo al campo che dà subito una palla filtrante per Zaniolo, con Bjorkan come di consueto deficitario in fase di copertura. Il talento giallorosso, lanciato verso la porta avversaria, non arriva per poco sul pallone.
Quando hanno il controllo del pallone, i giallorossi lo fanno girare per poi cercare un cambio di gioco con Cristante o Mancini per Karsdorp, a destra, o per El Shaarawy a sinistra, entrambi larghi e pronti a ricevere.

CRISTANTE - L'ex atalantino è il vero regista della squadra. Dai suoi piedi partono lanci lunghi sempre molto precisi (ed è così ormai da un bel po' di tempo). Se fosse anche agile e veloce sarebbe il centrocampista ideale ma per il gioco di Mourinho è perfetto anche così. 

DARBOE-VILLAR - Nessuno dei due, al momento, potrebbe scalzare uno tra Cristante e Veretout ma nelle rotazioni lo spagnolo potrebbe ormai rientrare. Si è perso l'uomo in occasione del secondo gol norvegese, è vero, ma ha fatto girare la palla con discreta qualità e potrebbe rivelarsi una risorsa importante. Strana, invece, la gara di Darboe: il gambiano non era concentrato, ha perso parecchi palloni e ha aperto il varco alle prime due occasioni per gli avversari, mettendosi male con il corpo e scoprendo la porta giallorossa.

QUALITÀ IN AVANTI E POCA FIDUCIA - Per un motivo o per l'altro, la Roma ha spesso bisogno di creare tanto per centrare lo specchio della porta. Poca cattiveria, poca fiducia, qualsiasi sia il problema il risultato è una qualità non così alta dal consentire ai giallorossi di sfruttare le occasioni ed essere più concreti.

POCA PRESSIONE - La Roma di Mourinho sceglie di giocare senza andare a pressare l'avversario, e questo lo sappiamo. Ieri, però, i difensori norvegesi arrivavano con troppa facilità nella metà campo romanista palla al piede, senza trovare l'opposizione della prima linea giallorossa, quella formata dal reparto offensivo. El Shaarawy a parte, gli altri sono stati troppo morbidi a cominciare da Abraham che, a inizio stagione, inseguiva chiunque fin dentro gli spogliatoi mentre ieri si è limitato a camminare per il campo, senza nemmeno riuscire a tenere i palloni per far salire la squadra.

I CAMBI - Nella ripresa, Mourinho inserisce Villar per uno spento Darboe e Perez per Mihitaryan. Così facendo, Zaniolo si sposta in posizione centrale con lo spagnolo largo a destra. In quella posizione, serve avere velocità di pensiero e una buona selezione della giocata, qualità in cui Zaniolo non eccelle, avendo come punto di forza un fisico eccezionale abbinato a una grande esplositivà. Caratteristiche, queste, che si sposano perfettamente con una posizione più defilata, da cui partire per trovare spazio e campo per partire in velocità. A metà ripresa, così, Zaniolo lascia il campo a Shomurodov che, quando gioca da seconda punta e non da prima, è più libero di muoversi e può giocare un pochino meno spalle alla porta, risultando più efficace. Borja Mayoral e Zalewski sono le ultime carte che si gioca Mourinho, che si schianta contro il muro norvegese pur giocando una partita nettamente superiore al suo avversario.


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