Sassuolo-Roma 2-2 - Scacco Matto - La poca concretezza e il duello che ha deciso il match
LE SCELTE - Tanti assenti da ambo le parti. Fonseca deve fare a meno di Ibanez, Kumbulla, Villar e Mkhitaryan mentre De Zerbi non può utilizzare Ferrari, Locatelli, Berardi e Caputo. I capitolini schierano il 3-4-2-1 con Karsdorp, Cristante e Mancini sulla linea difensiva. A centrocampo, Bruno Peres e Spinazzola agiscono ai lati con Diawara e Pellegrini in mezzo. In avanti, Pedro rimane in panchina con Perez ed El Shaarawy dietro a Borja Mayoral. Fonseca è intelligente ad arretrare Karsdorp, e non Spinazzola, lasciando a quest'ultimo la libertà di mettere in difficoltà gli avversari con i suoi inserimenti palla al piede.
De Zerbi propone il classico 4-2-3-1 con Toljan, Chiriches, Marlon e Rogerio. Obiang sostituisce Locatelli e gioca accanto a Lopez. In avanti, Traore, Djuricic e Boga supportano Raspadori.
PRIMA PRESSIONE - Quando il Sassuolo costruisce l'azione, i giallorossi provano a schermare con Perez e Borja Mayoral i due centrocampisti centrali, Obiang e soprattutto Lopez, quest'ultimo bravo a smarcarsi e ad attaccare la profondità (giocatore molto interessante). In fase difensiva, il consueto 5-3-2 dei capitolini diventa facilmente un 4-4-2 nella prima fase di costruzione del Sassuolo poiché Bruno Peres si alza per andare a prendere il terzino sinistro neroverde Rogério, per togliere questa soluzione alla squadra di De Zerbi. Quando il Sassuolo guadagna metri e attacca la metà campo romanista, allora Bruno Peres si riallinea alla difesa, formando la consueta linea a 5. Pellegrini è il centrocampista deputato a uscire in pressione mentre Diawara si posiziona a protezione della difesa.
Bisogna anche dire che il Sassuolo prova ad attirare la Roma in pressione, in modo da allungare la squadra giallorossa e trovare spazio tra le linee, spazio ben occupato da Djuricic. Gli emiliani effettuano invece un pressing ultra offensivo, cercando di mettere subito in difficoltà la Roma.
IMBUCATE - Quando gli avversari giocano con la difesa alta, la Roma può giocarsi anche la carta della battuta lunga dalla difesa a cercare il movimento ad attaccare la profondità di uno degli attaccanti. Lo schema è riuscito bene in due occasioni: prima Cristante che trova Borja Mayoral con un lancio millimetrico e poi Diawara con El Shaarawy. Entrambe le occasioni non vengono concretizzate a causa dell'errore degli attaccanti.
CRISTANTE-RASPADORI - Il duello che ha spostato la bilancia a favore degli emiliani è stato quello tra l'attaccante del Sassuolo e l'ex atalantino, che ha mostrato tutti i suoi limiti in un ruolo non suo. Se da una parte Karsdorp si è comportato bene con Boga e Mancini con Traorè (più o meno), Cristante è andato costantemente in difficoltà contro l'attaccante classe 2000 del Sassuolo. Il giocatore giallorosso non sapeva quando uscire per seguire il suo movimento a venire incontro e quando invece rimanere bloccato. Spesso ha prevalso quest'ultima soluzione e Raspadori ha avuto tantissimo spazio per rendersi pericoloso, sfruttando anche la lentezza di Cristante, che non è né rapido né flessibile e fatica contro giocatori così dinamici.