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Scacco Matto - Lazio-Roma 0-2, i giallorossi mostrano l'altra faccia

di Gabriele Chiocchio
Fonte: Redazione Vocegiallorossa - Gabriele Chiocchio

Con i gol di Kevin Strootman e Radja Nainggolan la Roma vince il derby contro una Lazio in forma e resta al secondo posto.

LE SCELTE - Senza Mohamed Salah e con Stephan El Shaarawy non al meglio, Luciano Spalletti cambia qualcosa: giocano sia Bruno Peres che Emerson Palmieri con Kostantinos Manolas, Federico Fazio e Antonio Rüdiger; Daniele De Rossi e Kevin Strootman formano la cerniera di centrocampo, con Radja Nainggolan e Diego Perotti a gravitare intorno a Edin Džeko. Simone Inzaghi lascia fuori Stefan de Vrij, non al meglio, e schiera Stefan Radu accanto a Wallace, in una difesa fluida vista la presenza di Senad Lulić sull’out di sinistra. Sergej Milinković-savić completa il centrocampo con Lucas Biglia e Marco Parolo, davanti il tridente formato da Felipe Anderson, Ciro Immobile e Keita Balde Diao.

SICUREZZE E INSICUREZZE - Le prime fasi della gara evidenziano chiaramente un mismatch di fiducia tra le due squadre: lo si vede anche solo dalla qualità dei passaggi, con la Roma che sbaglia anche appoggi semplici un retropassaggio di testa di De Rossi è leggermente fuori misura e Szczęsny deve allungarsi per evitare la frittata) e la Lazio che invece riesce in giocate davvero interessanti, come una palla tagliata di Felipe Anderson da destra per Immobile. Livelli diversi di sicurezza che si possono trovare anche nel modulo: i biancocelesti sono in campo con il loro classico 4-3-3, pronto a diventare 4-5-1 in fase di non possesso, mentre nei giallorossi si fatica a trovare posizioni fisse. Nainggolan gioca molto più spostato a sinistra, probabilmente per coprire anche Emerson Palmieri, Bruno Peres sta largo dall’altra parte e Perotti va a prendersi palla dove può. Džeko finisce presto isolato e il pallone è quasi sempre della Lazio, anche perché la squadra di Spalletti non riesce a organizzare un pressing sufficientemente continuo ed efficace. Non che col pallone la situazione migliori: la circolazione è lenta, anche perché, con la simmetria della linea difensiva rotta a sinistra, è Manōlas a giocare al centro, dei tre difensori quello col piede meno dotato.

USCITA LATO DESTRO - La Roma ha bisogno di profondità e, con la Lazio che fisiologicamente cala dopo non aver, di fatto, portato nulla in cascina nel momento di pressione, la trova sui due lati, specialmente quello destro. Bruno Peres infatti è un vero e proprio esterno di centrocampo ed è coperto alle spalle da Rüdiger; Keita non scende quasi mai per dare una mano a Lulić e il brasiliano ingaggia col bosniaco un duello che si protrae per tutto il primo tempo. L’aiuto al terzino laziale dovrebbe arrivare dai centrocampisti, ma Biglia in realtà rischia grossissimo commettendo fallo a ridosso della linea dell’area di rigore proprio sull’ex granata, con Banti che sceglie il calcio di punizione. Il lato destro è quello preferito anche dalla Lazio, che sfrutta il classico meccanismo tra Felipe Anderson e Basta: il terzino però arriva poco al cross, perché i biancocelesti cercano di riguadagnare il centro con dei tagli che creano disordine ma su cui i centrali giallorossi riescono a coprire.

AUTOREVERSE - Nel secondo tempo la gara cambia: Felipe Anderson e Keita si scambiano di lato e la fascia che si apre è ora quella sinistra della Roma, da cui Nainggolan confeziona un cross che Džeko spara però su Marchetti. Da una palla in verticale per il bosniaco nasce però il vantaggio della Roma: Wallace intercetta, ma impiega un’eternità a scegliere cosa fare e Strootman gli ruba palla, depositandola in rete. Non era la prima volta che la Lazio si metteva in difficoltà da sola con il pallone in basso: in precedenza Lulić e Felipe Anderson si erano già fatti venire a prendere nella zona tra linea laterale e di fondo, chiamando un pressing della Roma troppo facile da eseguire anche per chi non ne è abituato. Il gol innervosisce i biancocelesti, fin lì equilibrati, che si scoprono: su una ripartenza Nainggolan calcia con la sola ambizione di prendere la porta, Marchetti è in netto ritardo e combina il pasticcio, 2-0. Rispetto al primo tempo, il belga trova maggiormente la posizione giusta e la sua partita sale di tono, fino a straripare non solo nel gol ma anche nei minuti successivi: anche questa è stata una delle chiavi del match.

OLTRE LA CAMPANA - La Lazio può solo attaccare e Inzaghi manda in campo le forze offensive rimaste a sua disposizione: dentro Lombardi e Kishna, oltre a Patric per dare fiato a Basta e limitare le perdite di equilibrio, a partita però ormai conclusa. Spalletti, invece, non sente il bisogno di modificare uno status quo assolutamente favorevole, con il livello morale degli avversari ridotto a un lumicino quasi spento. Spalletti sente solamente il bisogno di dare un’ultima mandata al portone (e di perdere un po’ del recupero) richiamando Peres e inserendo Juan Jesus.

L’ALTRA FACCIA - La Lazio non è andata oltre la sferzata di entusiasmo iniziale, incapace però di produrre risultati fattivi. La Roma, invece, come contro Inter e Napoli ha cambiato faccia, mettendo la gara su un piano meno qualitativo, ma più ruvido e soprattutto individuale. Nessuno dei dodici giallorossi in campo ha sbavato, due dei biancocelesti sì e lì si è decisa la partita. Quello che ancora manca è riuscire a cambiare questo tipo di registro anche nell’arco della stessa partita:  è la differenza tra fare e non fare il salto di qualità


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