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Scacco Matto - Lazio-Roma 1-4, Spalletti colpisce nel segno

di Gabriele Chiocchio
Fonte: Redazione Vocegiallorossa - Gabriele Chiocchio

La Roma domina e vince il derby: 4-1 il risultato della stracittadina, che proietta i giallorossi a -4 dal Napoli in chiave secondo posto.

LE SCELTE - Nelle grandi partite Spalletti non ha mai cambiato schieramento e non lo fa neanche stavolta: Edin Džeko va ancora in panchina e il tridente offensivo è composto da Mohamed Salah, Diego Perotti e Stephan El Shaarawy. A centrocampo confermato Seydou Keita al posto di Daniele De Rossi, insieme a Radja Nainggolan e Miralem Pjanić. Nella Lazio è Matri a vincere il ballottaggio con Miroslav Klose per il posto da centravanti tra Antonio Candreva e Felipe Anderson. Con l’assenza di Sergej Milinković-Savić è Danilo Cataldi a completare il centrocampo, mentre la difesa vede la presenza di riserve come Patric, Hoedt, Biševac e Braafheid.

LA PARTITA - Come ampiamente prevedibile, è la Roma che fa la partita: la Lazio riduce al minimo sindacale il numero di inneschi del pressing (praticamente confinato al solo Lucas Digne) e lascia i giallorossi manovrare dal basso. La squadra di Spalletti conosce le difficoltà di intesa della difesa messa in campo da Pioli e prova a sfruttarle lanciando lungo più volte per Salah tra i due centrali, ma è in realtà sufficiente un semplice cross di Digne per far sì che El Shaarawy possa colpire indisturbato di testa. I biancocelesti, in particolare, non riescono a leggere tre mosse: lo spostamento autonomo di Perotti sulla sinistra, quello di Pjanić in posizione di regista e quello di Nainggolan tra le linee. L’opposizione della mediana di Pioli è praticamente inesistente e non c’è di fatto contesa del pallone, che resta saldamente tra i piedi dei giocatori della Roma, che concedono qualcosa solo in transizione e che a loro volta in transizione provano a colpire: nei minuti intorno alla mezz’ora si crea un ping-pong abbastanza incomprensibile a questo punto della gara, poi riportata alla normalità dall’abbassamento dei ritmi dei centrocampisti giallorossi. La squadra di Spalletti difetta a volte in precisione, con troppi ricami in alcuni casi (Salah, che si trova più volte sulla sua mattonella rinunciando alla conclusione) e troppa voglia di concludere in altri (Radja Nainggolan, la cui voglia di segnare è percepibile già dalla prima conclusione della partita), ma nei primi 45 minuti, di fatto, non lascia spazio alcuno all’offensiva avversaria.

I CAMBI - Botta e risposta a inizio della ripresa tra i due allenatori, per cambiare una gara che sembra ampiamente indirizzata. Pioli inizia, richiamando Matri e Candreva e inserendo Klose e Keita: in particolare, il numero 14 ha il compito di puntare Florenzi nell’uno contro uno e i suoi compagni quello di permetterglielo, lasciandolo isolato e non occupando la sua zona di campo. La risposta di Spalletti è l’ingresso di Edin Džeko per El Shaarawy: il tecnico si aspetta di dover rilanciare più spesso e la presenza del bosniaco è ideale per lottare sui palloni alti, pur pagando il prezzo di un possesso che diventa meno fluido, con Perotti spostato a fare l’ala pura. I dividendi, però, arrivano in zona gol, proprio grazie al 9 che insacca la respinta sul palo di Perotti e che fa iniziare un’altra partita: quelli che separano la Lazio dal triplice fischio di Banti sono di fatto gli ultimi minuti di una stagione che ha visto sfumare uno alla volta tutti gli obiettivi, e i biancocelesti sciolgono ogni briglia rimasta. Keita punta in continuazione Florenzi, cercando la giocata su Klose in modo simile a quanto accaduto lo scorso anno in occasione del gol di Djordjević, e la Roma fatica a ripartire e si scopre poco intensa dentro l’area di rigore. La leggerezza della Lazio diventa quasi insostenibile per la Roma, che inserisce Iago Falque al posto dell’infortunato Nainggolan per ripristinare un assetto simile a quello di partenza, ma il possesso non carbura e un errore di Szczęsny permette a Parolo di segnare il gol che riapre il match. Spalletti vede tutto e apporta i correttivi, stavolta efficaci: entra Zukanović per Salah e l’avversario di Keita diventa Rüdiger, con Florenzi spostato più avanti. Anche in questo caso i dividendi sono immediati: proprio Florenzi, con una prodezza, spegne le velleità della Lazio, che passa al 4-2-4 con l’inserimento proprio del 9, ma che, sbilanciata e disunita, finisce per incassare la quarta rete di Perotti e per chiudere in 10 dopo l’espulsione di Hoedt.

LA CHIAVE - Spalletti è stato bravo a puntare sin dall’inizio sulle difficoltà d’organico e di gioco della Lazio e le sue mosse non sono state lette adeguatamente dalla squadra di Pioli. Probabilmente si potevano gestire meglio anche quei venti minuti della ripresa in cui i biancocelesti hanno provato il tutto per tutto, ma anche in questo caso sono stati apportati i giusti correttivi e si è convertito in risultato tutta la differenza tecnica e di momento delle due squadre.

 


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