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Scacco Matto - Roma-Atalanta 1-1

di Gabriele Chiocchio

Un altro 1-1 per la Roma, che viene fermata dall’Atalanta e che fallisce il controsorpasso alla Lazio, solamente agganciata in classifica a quota 58 punti.

Con pochi centrocampisti disponibili, Garcia sceglie un 4-2-3-1 e una squadra pronta ad andare in verticale ogni volta che se ne presenta l’occasione. L’approccio mentale è giusto e frutta subito il calcio di rigore che manda avanti i giallorossi e metterebbe in discesa una partita che, alla vigilia, sembrava una di quelle gara in cui sarebbe stato difficile aprire il tabellone. Una volta acquisito il vantaggio, i giallorossi si abbassano e vanno a strappi e azioni personali (le percussioni di Ljajic e Nainggolan, le discese di Cholevas, le giocate fini a sé di Totti) senza badare troppo a consolidare il possesso; in questo modo però la squadra di Garcia si allunga in campo preoccupantemente presto, lasciando una voragine centrale ai contropiede orchestrati dagli ospiti. Il rigore dell’1-1 arriva addirittura in una situazione di inferiorità numerica, con Astori che esce fallosamente su Emanuelson e Denis solo al centro dell’area di rigore. Dopo il pari la storia non cambia: squadra lunga e sfilacciata, attacco a folate senza una particolare idea di fondo e, soprattutto, senza aggredire l’area di rigore: Totti prova a fare le veci di un centravanti, ma centravanti non è e il capitolo “gioco aereo” è assolutamente chiuso. Inoltre, non c’è neanche pressing: i nerazzurri più di una volta hanno la possibilità di girare il pallone nella metà campo opposta senza opposizione e più di una volta, prima Florenzi e poi Totti se la prendono con i compagni che non avanzano sul terreno di gioco.

Il secondo tempo è la sublimazione del primo: gli attacchi sono sempre più casuali, gli spazi per le ripartenze degli orobici sempre più invitanti e le idee continuano a non esserci; la squadra attacca solo di nervi, contro un’Atalanta ordinata e pronta a perdere tempo a ogni occasione possibile. La responsabilità di modificare qualcosa spetterebbero a Rudi Garcia, ma i primi due cambi, operati peraltro in contemporanea (Keita per Paredes, Ibarbo per Iturbe), non modificano il fallace scacchiere tattico risultando, di fatto, sprecati; il terzo, vale a dire l’ingresso di Doumbia, al di là di valutazioni sul giocatore in sé, è tardivo e l’ivoriano sembra più impegnato a fare un improbabile raccordo a centrocampo piuttosto che a riempire un’area di rigore spesso desolatamente vuota, o comunque piena solo di difensori in maglia bianca. La mancanza di qualità e di peso offensivo impedisce dunque ai giallorossi di cogliere tre punti che sarebbero stati fondamentali nella corsa al secondo posto.


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