Scacco Matto - Roma-Atalanta 3-3: Di Francesco preserva Pastore e ritorna a un anno fa
Fonte: Redazione Vocegiallorossa - Gabriele Chiocchio
La Roma riemerge e porta a casa un punto quasi insperato per come si era messa la gara: con l'Atalanta è 3-3, in una partita che ha evidenziato qualche problema di troppo a centrocampo.
LE SCELTE - Dopo averlo testato come intermedio, Di Francesco sposta Javier Pastore nel tridente offensivo, insieme a Edin Džeko e Cengiz Ünder. Senza più Kevin Strootman, ceduto al Marsiglia, cambiano entrambe le mezzali rispetto a Torino, con Bryan Cristante e Lorenzo Pellegrini ai lati di Daniele De Rossi, confermato così come tutto il pacchetto difensivo composto da Alessandro Florenzi, Konstantinos Manōlas, Federico Fazio e Aleksandar Kolarov davanti a Robin Olsen. Amplissimo turnover per l'Atalanta, che pensa alla partita di Europa League di giovedì e schiera Mario Pašalić e il neoarrivo Emiliano Rigoni alle spalle di Duván Zapata.
FALSO POSITIVO - Il gol che Pastore segna, di tacco, dopo 80 secondi di gioco, viene rapidamente derubricato a episodio puntuale, non casuale ma certamente non legato alle dinamiche del primo tempo. El Flaco inizia provando a cercarsi qualche pallone a centrocampo ma viene immediatamente richiamato alla sua posizione, lasciando il comando della sfera a una mediana ben poco creativa, che rapidamente fa sì che la squadra si imbottigli sulle fasce, terreno di caccia di ogni squadra allenata da Gasperini, facendo inoltre una fatica enorme a far risalire il pallone dal basso.
IMPREPARATO - Proprio sugli esterni, specialmente dal lato di Florenzi, l’Atalanta ribalta l’azione invece con una facilità estrema, ma ad affettare la difesa della Roma è un leggibile movimento di Duván Zapata, che prima provoca il gol dell’1-1 di Castagne decentrandosi alla sua destra e superando Manōlas, poi battendo il greco nel duello in velocità (!) sulla sinistra e servendo il pallone a Rigoni per il 2-1.
CARTINA TORNASOLE - La cartina tornasole della confusione di entrambi i centrali è l’anticipo completamente fuori tempo di Fazio su Rigoni, che permette a Pašalić di andare palla al piede e servire al neoarrivo il pallone del 3-1 frutto di una prevedibile differenza sul piano atletico (l’Atalanta è alla settima partita stagionale), non compensata da un plus qualitativo a cui si è rinunciato in mediana e “arricchita” da gravi errori individuali, non solo dei centrali di difesa.
SUL LORO TERRENO - Dal riposo, la Roma esce con Steven Nzonzi e Justin Kluivert al posto di Cristante e Pellegrini: il francese si accomoda accanto a De Rossi come cerniera del 4-2-3-1, con l’olandese a sinistra e Cengiz a destra a piede invertito e Pastore al centro, libero di svariare. Più forza al centro per cercare di innescare le ali: Gasperini ribatte inserendo due titolari, Hans Hateboer per Matteo Pessina e Marten de Roon per Luca Valzania, per cercare di limitare, almeno a livello mentale, l’impeto giallorosso.
FORZA TANTA, CALCIO POCO - Con meno equivoci tattici, la Roma riesce a spingere maggiormente, facendo leva sulla forza dei suoi giocatori: Edin Džeko si porta via Mancini aprendo lo spazio centrale per l’inserimento di Florenzi, che si infila nel buco e, con la collaborazione di Gollini, fa 2-3. Poi esce anche il difensore per un terzo titolare rimasto in panchina, Rafael Toloi, ma la sostituzione fino a quel momento più efficace resta l’ingresso di Nzonzi, la cui presenza fisica aiuta la Roma a spostare la partita su un piano più confusionale, che esalta maggiormente la differenza tecnica dei singoli. Con Patrik Schick per Florenzi (infortunato), Di Francesco si inventa una sorta di 3-4-1-2, con Kolarov terzo di sinistra e Kluivert e Cengiz esterni di centrocampo, una soluzione che spezza in due i giallorossi e, di conseguenza, anche l’Atalanta, con la partita che diventa un ping-pong. Dal mini-match esce vincitrice la Roma, che fa 3-3 con Manōlas su un’azione di calcio piazzato, che con un campo così aperto ha due volte il pallone per prendersi i tre punti, ma che lascia spazi per fare lo stesso all’Atalanta: lo dimostra il grande numero di palloni giocati dagli orobici sulla lunetta dell’area di rigore, con poca precisione per fortuna di Olsen.
IBRIDO SCARICO - Alla vigilia si era detto delle difficoltà di cambiare tipologia di giocatori a centrocampo a causa delle difficoltà palesate da Pastore a Torino: Di Francesco ha scelto di preservare l’argentino spostandolo più avanti - e sollevandolo dalle responsabilità difensive - utilizzando un pacchetto mediano simile per caratteristiche (ma composto da giocatori meno pronti) a quello che nella scorsa stagione ha faticato in casa contro le squadre del livello dell’Atalanta: quasi inevitabile, con il 27 troppo isolato, trovare gli stessi impedimenti contro un avversario preparato tatticamente nonostante le ampie rotazioni. Una soluzione ibrida, seguita dal passaggio al 4-2-3-1 prima del disperato assetto finale: il calciomercato suggeriva altri presupposti, che saranno, magari, messi in campo in gare di minore difficoltà.