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Scacco Matto - Sampdoria-Roma 2-1

di Gabriele Chiocchio

Una Roma decisamente diversa da quella vista contro il Sassuolo cade al Ferraris di Genova contro la Sampdoria per 2-1, con le reti di Eder e Salah e l'autogol di Manolas.

Dopo le non felicissime rotazioni effettuate contro il Sassuolo, Garcia torna alla formazione-tipo: nel solito 4-3-3/4-2-3-1, davanti giocano Iago Falque, Dzeko e Salah, mentre in difesa, complice il forfait di Rüdiger, gioca De Rossi, con Keita regista davanti alla terza linea. Dall’altra parte, Soriano torna a fare l’intermedio, con Correa alle spalle di Eder e Muriel. In avvio i ritmi sono vertiginosi da entrambe le parti: tutte e due le squadre pressano per riconquistare subito palla, possibilmente nella metà campo opposta. La Roma tiene una linea difensiva molto alta, con Manolas che a volte esce addirittura oltre la metà campo per respingere i tentativi di ribaltamento della Sampdoria, che predilige, come da modulo, il 4-3-1-2, il gioco per vie centrali, sia in fase offensiva, con i due attaccanti con il compito di far male verticalmente e in velocità, che in quella difensiva, con un blocco che obbliga la Roma a spostarsi sugli out. De Rossi, Keita e anche Pjanic sono infatti costretti a giocare il pallone sui due binari esterni: a sinistra Iago Falque e Digne cercano il fondo, a destra Florenzi offre ampiezza mentre Salah preferisce stringere, spesso però palla al piede permettendo alla Sampdoria di ordinarsi. In mezzo c’è Edin Dzeko, al quale però non arrivano palloni giocabili nell’area di rigore: ancora una volta, il bosniaco è chiamato a svariare e a trovarsi la sfera sulla trequarti campo, diminuendo così il suo livello di pericolosità. Il che diventa ancor più paradossale nel momento in cui la soluzione offensiva maggiormente proposta dalla Roma sono cross dalle fasce, ben 31 nella prima frazione  di cui 23 tra Florenzi, Iago Falque e Digne, uno solo dei quali ha trovato destinatario in area di rigore. Il passare dei minuti affievolisce lo sforzo della Sampdoria, che retrocede nella sua trequarti campo e cerca di ribaltare con lanci lunghi, mentre la Roma prende stabilmente il comando delle operazioni, con grande intensità ma, come detto, con poca precisione. Le uniche due occasioni dei primi quarantacinque minuti sono infatti una botta in mischia di Nainggolan fuori dallo specchio e un tiro dal limite di Pjanic, centrale e respinto da Viviano.

La ripresa viene aperta dal fulmine del gol di Eder che manda avanti la Sampdoria: la Roma si sbilancia ulteriormente in avanti, mantenendo la linea difensiva alta e recuperando presto il pallone, con ordine ed efficacia. I blucerchiati difendono il loro vantaggio con otto uomini dentro l’area di rigore e i giallorossi provano a far breccia in ampiezza, resta però imprecisione e poco fosforo: i padroni di casa appaiono alle corde dopo poco tempo, ma non viene creato nulla che possa dare la spinta decisiva. L’ingresso di Gervinho per Iago Falque ha come scopo proprio quello di forzare palla al piede le resistenze della Samp, che cede nonappena viene offerto qualcosa in più dai giallorossi: un inserimento di Nainggolan su un cross di Digne libera Salah dalla marcatura e l’egiziano riesce a mettere dentro il gol del pari, ricevendo l’assist di Pjanic sulla respinta. Anche questo gol non cambia la partita, ma la Sampdoria, che inserisce Cassano, riesce a uscire con leggermente più frequenza dal forcing giallorosso, che si fa sempre più pesante: le transizioni negative cominciano ad assumere importanza e gli uomini di Garcia sembrano padroneggiarle con sufficiente facilità. L’obiettivo è vincere la partita, ma lo sbilanciamento finisce per risultare fatale: la rete del 2-1 della Sampdoria arriva su una ripartenza avviata da un’uscita altissima di Manolas, che permette ai padroni di casa di andare tre contro tre. Il greco riesce a riposizionarsi e a completare la linea a quattro, ma interviene malissimo sul pallone deviato di Eder, che finisce dentro. Gli ingressi di Iturbe e Uçan per Salah e Nainggolan avvengono a frittata già fatta e non c’è più tempo per rimediare.

A un netto miglioramento sul piano della presenza in campo rispetto alle gare con Frosinone e Sassuolo è corrisposto un mancato incremento della qualità negli ultimi metri di campo, con scelte di gioco in alcuni casi paradossali e un’incredibile sterilità sui calci piazzati: non creare mai pericolo con a disposizione 19 tiri dalla bandierina è un peccato troppo grave per una squadra che ancora una volta ha dimostrato difficoltà nel manovrare gioco offensivo.


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