Ormai non ci sono più aggettivi né sostantivi per definire Jeremy Menez. Con tutta l'esperienza di chi scrive da vent'anni, non si riesce a trovarne di nuovi per il piccolo genio di Longjumeau che ha il solo torto di essere nato nella stessa epoca calcistica di Leo Messi. Contro l'Udinese il numero 94 giallorosso ha messi a segno quello che si può ricordare come uno dei suoi gol italiani più belli. Undicesimo minuto, palla tra i piedi, salta prima Coda e poi Benatia andando quindi a fulminare Handanovic col destro. Come Kelly Slater (surfista dieci volte campione del mondo) sulle onde, Jerry ha seminato i due difensori bianconeri con una facilitá inimmaginabile. A questo punto non ci sono più dubbi: l'attacco della Roma per fare il salto di qualità ha bisogno di lui. Così come il ventitreenne ex Monaco ha necessità di sentire attorno a lui la fiducia di un ambiente che lo esalta e ne riconosce i meriti solo in parte. Attaccanti come Menez e Vucinic, senza nulla togliere agli altri, hanno il potere di riconciliare la gente col calcio. E peccato per quella faccia triste con cui JM94 ha lasciato il terreno di gioco al momento di cedere il posto a Julio Baptista. Perché uno così in campo lo vorresti vedere sempre, perché era tanto tempo che in giallorosso non se ne vedeva uno così.