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TRIGORIA - Presentazione di “Chiedi chi era Falcao”, Baldissoni: "Grazie per le gioie che ci hai dato". Falcao: "La Roma è stata una grande sfida, ora ha una società vera"

di Gabriele Chiocchio
Fonte: dall'inviato Danilo Magnani

Nella Sala Conferenze del Centro Sportivo Fulvio Bernardini è andata in scena la presentazione dell'evento “Chiedi chi era Falcao”, una produzione Roma Studio e a cura di David Rossi.Presenti anche Paulo Roberto Falcao, il della Roma Mauro Baldissoni e l’Head of Strategy e Media Guido Fienga.

La parola a Guido Fienga: "Vi ringrazio per essere qui. Volevo sfruttare l'occasione per spiegare cosa ha portato alla realizzazione di questo video, che sostanzialmente è il frutto del progetto media della Roma, di cui abbiamo avuto modo di parlare insieme più volte. Con questo prodotto entra i nuna seconda fase. Il progetto è nato tre anni fa, ha abbracciato un'iniziativa del nuovo azionariato, l'azienda ha investito molto e in tre anni ha portato a risultati che sono fonte di orgoglio e di stimolo, siamo riusciti a essere un'azienda che non solo produce un canale visto da più di 3,7 milioni di utenti, con più di 9 ore di prodotto fresco al giorno, che riesce a realizzare un magazine internazionale distribuito in 30 paesi e cercheremo di raddoppiarli, ha una radio che è stabilmente tra le prime radio della nostra città ed è una delle radio più ascoltate ovunque, e soprattutto nell'ambito social ci ha consentito di raggiungere risultati inimmaginabili, abbiamo 11,5 milioni di follower su tutti i social, siamo il 16° club sportivo, non solo calcistico, più seguito in Europa, il secondo per crescita su Facebook. È un progetto che ha portato la visibilità della nostra società oltre le nostre aspettative e un servizio che abbiamo cercato di dare per avvolgere i fan il più possibile con le emozion iche la nostra squadra e la nostra storia creano, oltre alle informazioni di cui hanno bisogno per essere romanisti. Con malcelato orgoglio, in questa seconda fase le persone che lavorano a Roma TV sono riuscite a essere autori di storie, che più di tutti riescono a coinvolgere voi sicuramente, ma anche i tifosi più giovani, a renderli partecipi della storia dell'essere romanista. Il documento che vedrete è l'apice dell'essere romanista, oltre a questo ci sono una serie di progetti che stanno coinvolgendo tutti i nostri ex giocatori che si dimostrano bravi a essere talent, da Righetti che è uno dei nostri commentatori in tutte le trasmissioni che anticipano le partite, Scarnecchia che è più bravo in cucina di quanto già lo fosse in campo, trasformando la nostra Margherita da una brava conduttrice a una donna da sposare. Oggi siamo arrivati a essere una vera e propria società di produzione di contenuti, non solo di informazione. Questo è un risultato che ci piace sottolineare, per quanto riguarda il pubblico l'obiettivo è trasferire emozione e formazione per essere partecipi dell'esperienza di essere un tifoso romanista. Vi lascio alla visione di questo trailer, anticipandovi che il lancio sulla piattaforma Roma TV avverrà giovedì dopo la partita".

David Rossi: "Ci abbiamo lavorato 8 mesi, è stata l'occasione di realizzare un sogno. Faccio fatica a confrontarmi con lui, il documentario racconta la storia di Paulo da quando è cresciuto, la famiglia ci ha fornito delle foto bellissime. Voglio ringraziare Tonino Cagnucci, la Roma, Mauro Baldissoni e ovviamente Paulo per essere stato così paziente e per essere qui".

Viene mostrato il trailer del docufilm.

Parla Mauro Baldissoni: "Spero che siate riusciti a cogliere lo spirito e il clima di questi pochi minuti, vale la pena vederlo tutto. Questo sforzo produttivo va inserito in un contesto più ampio. Sapete quanto questa società sta cercando di recuperare la storia e gli elementi che riconducano a unità una serie di eventi che si sono persi e frammentati per incuria, per negligenza, distrazione, perché si era presi da cose diverse. Si era lasciata un po' andare la linea di continuità della storia di questa società, ma non ci può essere futuro senza passato e dobbiamo recuperare i valori dei protagonisti di ogni domenica, chi va in campo e sugli spalti. Paulo ricorda quanto sia importante il legame che si crea tra i tifosi e chi va incampo, l'essenza della squadra è sempre stata questa, indipendentemente da quello che si vince. Vedete pannelli che rappresentano il progetto della Hall of Fame, il recupero dei valori di questi protagonisti. Il pregio è averli a fianco a noi. Confesso che all'epoca avevo un poster sopra al letto, di Zico. Pochi giorni prima dell'arrivo di Paulo ricordo che anche sotto casa mia era partita una fibrillazione perché stava arrivando Zico. Invece non era arrivato e pochi giorni dopo è arrivato lui, quasi c'ero rimasto male, ma bastarono poche settimane per trasformare questa piccola delusione in gioia, la mia stanza cambiò dimensione. Scattò un debole particolare. Era una squadra di talento, Bruno, Agostino, Ubaldo è arrivato più tardi, forse aveva bisogno di sentirsi importante e forte e credo che sia indubbio che l’arrivo di Paulo e lui ha realizzato esattamente questo. Grazie Paulo per le gioie che mi hai dato”.

Parola a Falcao: “E ora che foto hai in camera (ride, ndr). Grazie a tutti. C’era il gol di Turone? Quanti erano in fuorigioco, in tre (ride, ndr). Per me è stato speciale, partendo dal Brasile, c’era solo uno straniero per squadra. Qui c’è stato Liedholm che mi ha aiutato molto, poi c’è Bruno che è stto più di un fratello. È difficile nominarli tutti, abbiamo fatto grande la Roma e non era facile. Le altre squadre erano più potenti non tecnicamente, ma politicamente. Quella squadra ha conquistato simpatia col bel calcio che giocava, questo è stato grazie alla capacità amministrativa di Viola, che non aveva le stesse potenzialità economiche ma molta grinta. Liedholm è stato straordinario, anche lui ha avuto problemi quando è arrivato in Italia. Eravamo 3 portieri e 17 giocatori. Era più difficile, se si facevano male in 2… nel 1981-1982 lottavamo con Juventus e Fiorentina, in tre partite mancarono Bruno, Pruzzo e io perdendole tutte e tre. Oggi le squadre sono da 25-26, ma le difficoltà che abbiamo trovato ci hanno dato consistenza e condizione per fare una grande squadra, simpatica, cosa che non era all’inizio. E questa è la cosa più importante per me, arrivare in una squadra che non vinceva da 40 anni, lì era una grande sfida. Nella vita qualche volta bisogna rischiare, partivo da una squadra che aveva vinto tutto come l’Internacional de Porto Alegre, mi servivano stimoli. Ho trovato una squadra adatta, una città che mi ha dato tutte le condizioni di giocare come fossi in Brasile. Mi sono preoccupato di venire col cuore e la testa. All’inizio era sempre difficile parlare, ricordo la partita col Carl Zeiss Jena, lì perdemmo 4-0 dopo il 3-0 dell’andata, sembrava la nazionale del mondiale, per non dire altro. Quella sconfitta ci diede una lezione, il primo anno quasi vincemmo lo scudetto, ma cominciammo a far crescere la squadra. Non parliamo neanche di questa struttura. È un momento speciale, devo ringraziare David, Marco, quelli che sono stati in Brasile. Chi è che era morto di freddo (ride, ndr). Aveva le labbra viola. Sono qui, ringrazio tutti voi”.

L'amore della Roma si tramanda, stessa cosa succede per l'amore per i calciatori. Ti fa più piacere di ricevere l'affetto di chi ti ha vissuto o dei giovani?
"Parlavamo proprio di questo, è difficile. L'amore non si definisce. Quello che mi colpisce è questo, andare per strada e trovare un ragazzo che ha 20 anni, che si emoziona, trema. Non è normale. Il fatto è trovare la persona che mi ha visto giocare, vincere lo scudetto. Mauro era allo stadio, un ragazzo di 20-21 anni non era neanche nato".

Sei ricordato per la mentalità che hai portato. Come spieghi il concetto di mentalità vincente?
"Dico questo dopo aver sentito da Bruno questa cosa. Penso che loro già avessero mentalità vincente, ma era difficile giocare contro il nord. Pensavo e cercavo di portare dicendo che la partita non si vince e non si perde prima, Bruno era un giocatore brasiliano, con la sua tecnica spaventava. Era una squadra che poteva dare di più, doveva dimostrare di poter dare 8-9, questo è stato il mio contributo, Bruno è molto più tecnico di me, Agostino tirava più forte, Pietro era velocissimo. C'era Carletto. Penso che siamo riusciti a formare una squadra che poteva vincere, il mio contributo è stato fargli capire che si poteva fare".

Quanti passi avanti ha fatto la Roma dal 1980 a oggi?
"Tanti. Adesso abbiamo una società vera. All'epoca c'erano due campi e poi il sabato o il venerdì andavamo al Tre Fontane. La struttura oggi è top. Ha tutte le possibilità di fare dei bellissimi risultati. All'epoca il risultato si costruiva dentro al campo, oggi si può costruire anche fuori, nell'organizzazione, nella possibilità di conoscere i giocatori. Esiste una Roma veramente che pensa non solo al presente, ma anche al futuro. Sicuramente è stata un'emozione. È una Trigoria diversa, ma pulsa di vittoria".

35 anni dopo siamo sempre a Roma-Juve. Trovi politicamente difficile combattere con loro?
"Era una squadra fortissima, quella di oggi è forte lo stesso. La vittoria in quegli anni è stata straordinaria, abbiamo battuto una Juventus con metà della nazionale italiana. Non è solo il fatto politico, quello si è visto col gol di Turone, ma non si potrà mai dire che quella squadra non era forte. La Roma oggi è una grande squadra, bisogna pensare in grande e avere la possibilità di avere uno stadio. Vedi Real Madrid, vedi Barcellona, è importante avere una propria casa. Non voglio entrare in polemica, non sarebbe una cosa seria parlare di una cosa che non conosco. So però che è importante avere uno stadio. È la ciliegina che ci vuole".

Abbiamo visto in questi anni che il Barcellona ha vinto col tiqui-taca, non c'è una linea sottile con la ragnatela di Liedholm?
"Difficile fare paragoni, ma ricordo che tutte le squadre italiane giocavano a uomo. Liedholm voleva cambiare e fare la zona, era difficile. Forse per questo sono stato contattato, il Brasile giocava a zona. Per un anno facemmo la marcatura a uomo a Porto Alegre. Liedholm ha portato la zona in Italia, Sacchi ha fatto la zona con pressing, noi non pressavamo. C'era Bruno che sapeva giocare la palla, Agostino che la controllava bene. Liedholm diceva che era importante avere il possesso. Pruzzo giocava in area, io organizzavo, c'era la velocità di Nela, c'erano Oddi e Nappi, ognuno faceva ciò che sapeva e bene. Tutto questo ha portato a vedere una squadra che giocava bene e verticalizzava, non giocavamo solo laterali. Contro il Cagliari ci furono due palle lunghe di Bruno, io partivo, ma all'inizio non avevo questa abitudine. Dopo un po' di tempo capimmo che mi sganciavo sempre. Costruimmo una squadra che giocava bene, ha vinto meno di quello che doveva. Quello che abbiamo vinto e quello che abbiamo lasciato mi fa molto felice".

Hai avuto la possibilità di andare all'Inter, già da allora avevi un senso di appartenenza alla Roma? Quando Dino Viola ti cercò per allenare la Roma cosa ti mancò per essere d'accordo?
"La risposta c'è nel film. Nel 1991 allenavo il Brasile, c'è stato un accordo col mio commercialista. Era un contratto biennale, ma in quella settimana venne a mancare e la cosa finì lì. Il resto lo vediamo nel film".

Che opinione si è fatto del rapporto tra Totti e Spalletti?
"Totti è un giocatore straordinario, meritava un Pallone d'Oro. Spalletti sta dimostrando tutto il suo valore. Sono persone intelligenti. Non è una cosa comune, ma vedo che si stanno trovando bene, l'importante è che si rispettino. Mi auguro che Totti arrivi a 50 anni, l'ho invitato a giocare a Recife, poi è rimasto qui".

Che effetto fa vedere le partite della Roma senza la Curva Sud?
"Per me è brutto, la Sud era sempre con noi, ovunque. La cosa bella è che loro usano uno striscione che vedevo nell'altra curva, la Roma non si discute, si ama. Anche quando si perde stanno sempre coi giocatori. Spero che ci si possa mettere d'accordo, parlo senza conoscere il perché. Posso dire che ci manca allo stadio questa Curva Sud, tutti gli stadi hanno uno spazio dove il tifo si sente di più".

Zico a Udine, Gullit a Milano, Maradona a Napoli. Si cerca un po' il mito del passato, perché il calcio fa fatica a crearne di nuovi?
"Ci sono giocatori straordinari. Ci sono altri interessi, i giocatori di oggi sono un po' diversi, ci sono un sacco di informazioni. La nostra testa era solo nell'allenamento. Ora esiste altro, innanzitutto possiamo vedere tutto in tutto il mondo. Ci sono delle cose migliori e delle cose peggiori. Non mi piacciono i social network nell'anonimato. Però ormai c'è la possibilità di sapere tutto. Se andiamo sul lato economico, i giocatori più pagati della nostra epoca prendevano in un anno quello che quelli di adesso prendono in 10 giorni. Questo cambia molto. Messi, Cristiano Ronaldo, Iniesta, Totti, sono importanti".


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