Bryan Cristante e Jordan Veretout: quando due vale quattro

02.01.2022 16:00 di  Emiliano Tomasini   vedi letture
Fonte: Redazione Vocegiallorossa - Emiliano Tomasini
Bryan Cristante e Jordan Veretout: quando due vale quattro
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Da quando José Mourinho è atterrato a Roma in una calda giornata estiva – in grande stile, con l’aereo pilotato dal Presidente gilallorosso Dan Friedkin – abbiamo sentito ripetere come un mantra il suo desiderio di avere a disposizione un nuovo centrocampista.

In realtà, al suo arrivo in rosa erano presenti diversi centrocampisti: Cristante, Veretout, Diawara, Villar, i giovani Darboe e Bove e infine capitan Pellegrini, che può adattarsi e giocare anche un po’ più arretrato. Fin da subito, però, Mourinho ha fatto capire - senza troppi giri di parole – l’esigenza di inserire in squadra un nuovo mediano.

In estate, si era deciso di puntare su Granit Xhaka, esperto centrocampista svizzero dell’Arsenal. Quando sembrava tutto fatto per il suo arrivo in giallorosso, due imprevisti hanno però sconvolto l’estate di Tiago Pinto e della Roma: l’infortunio di Spinazzola e la partenza di Dzeko. Il GM portoghese è dovuto immediatamente correre ai ripari e così sono nati gli acquisti di Vina e Abraham. Il tesoretto per il nuovo centrocampista è così stato speso in altro modo e quindi né Xhaka, né un altro mediano, sono atterrati a Roma. Così, a inizio stagione i centrocampisti a disposizione di Mourinho erano gli stessi presenti al suo arrivo.

Nell’iniziale 4-2-3-1 e nel successivo 3-5-2 del tecnico portoghese, a centrocampo vengono sempre schierati Bryan Cristante e Jordan Veretout. I due centrocampisti non sono mai stati messi in discussione da Mou, che in quasi nessuna occasione ha rinunciato ai suoi due titolari. Per Mourinho, infatti, è netta la differenza di qualità tra i suoi titolari e le riserve, come sottolineato dalle sue parole dopo la debacle contro il Bodo: “Abbiamo una differenza significativa tra un gruppo di giocatori e un altro gruppo. Io ho deciso, in una fase a gironi, di fare questi cambi. Sapevo i limiti dei miei giocatori, non è niente di nuovo, però ovviamente mi aspettavo una risposta migliore. […] Una cosa è la squadra dei 12-13 giocatori, un’altra cosa sono gli altri. Ora nessuno mi chiederà più perché giocano sempre gli stessi”.

A causa della giovane età e della poca esperienza, Mou ha fatto fatica ad affidarsi agli altri centrocampisti in rosa nel corso della stagione, così – fino a questo momento – Cristante e Veretout hanno dovuto fare gli straordinari.

Dopo una stagione passata per lo più da difensore, Bryan Cristante è tornato nel suo habitat naturale: il centrocampo. Per il gioco della Roma, il numero 4 ad oggi sembra imprescindibile: è abile a fare schermo davanti la difesa, recupera numerosi palloni e la maggior parte delle azioni partono dai suoi piedi. Inoltre, Bryan è un leader silenzioso della squadra e, dopo l’Europeo vinto in estate, questa stagione sta mostrando una netta crescita sul piano mentale. In campo, è molto sicuro dei suoi mezzi e i compagni lo cercano quando sono in difficoltà.

Jordan Veretout, dopo l’eccezionale campionato sotto la guida di Paulo Fonseca, quest’anno era chiamato al definitivo salto di qualità. L’inizio è stato incredibile: 3 gol nelle prime 2 giornate e la viva sensazione che anche quest’anno avrebbe fatto faville. Poi, invece, è arrivato inaspettatamente un calo nelle sue prestazioni e due errori dagli undici metri, specialità del francese. In diverse occasioni, è sembrato mancargli il dinamismo che lo aveva contraddistinto in carriera e ha fatto fatica a partecipare alla manovra offensiva della squadra. Nelle ultime uscite dell’anno, però, il numero 17 è finalmente tornato sui livelli a cui ci aveva abituati la passata stagione e sembra essere tornato in forma, complice anche una maggiore libertà nello sganciarsi in fase offensiva.

In attesa di un innesto dal mercato, in questa prima metà della stagione Cristante e Veretout sono stati indispensabili per Mourinho e, in assenza di giocatori che potessero dargli il cambio, sono stati le riserve di loro stessi: in due hanno giocato per quattro.