Chievo, Valigi: "Proveremo a mettere in difficoltà la Roma, combattendo su ogni pallone. Vedere la maglia giallorossa mi emoziona sempre"
Il campione d'Italia con la Roma Claudio Valigi, ora vice di Di Carlo al Chievo, ha parlato nell'AS Roma Match Program. Una curiosità: Valigi era vice di Di Carlo anche ai tempi dello Spezia e fu intervistato nella stessa rubrica, pochi giorni prima del famoso Roma-Spezia di Coppa Italia. Di seguito le sue dichiarazioni:
In barba alle scaramanzie partiamo da quell’intervista: la scorsa volta che ci siamo sentiti è andata bene per lei, ai quarti di Coppa Italia infatti passò lo Spezia.
“In quella occasione fu un premio venire a Roma, molti giocatori non avevano mai visto l’Olimpico. Poi le cose sono andate bene e siamo stati anche premiati. Per noi lo spirito rimane lo stesso anche se la situazione è molto diversa, nonostante i valori e la classifica parlino da soli. Però nel calcio esistono altre componenti, al di là dei fattori tecnici, che a volte fanno saltare i pronostici. Ed è quello che cercheremo di fare. Non abbiamo la pressione di dover fare risultato per forza, dobbiamo fare la nostra partita come sappiamo. Come abbiamo fatto con Napoli, Inter e Lazio lo spirito è sempre quello, a volte ci si riesce e altre no. Dobbiamo scendere in campo con uno spirito battagliero, ma con la massima tranquillità. Inoltre è sempre bello giocare una partita come questa, chi non la vorrebbe giocare, la rigiocherei anche io una partita come questa! Un giocatore vive per queste partite, se sono il Chievo vivo per incontrare la Roma e se sono la Roma voglio giocare contro il Real Madrid”.
Di quella Roma ci sono ancora Manolas, De Rossi, Florenzi e Dzeko. Quanto è importante il rientro di De Rossi nella Roma odierna?
“Le sue capacità e il suo carisma non sono io a doverli scoprire. Si è visto con il Milan l’equilibrio che ha portato il suo rientro in squadra. La squadra ha riacquisito una certa serenità dopo la sconfitta di Coppa Italia con tanti gol subiti. Credo la sua figura, al di là delle capacità tecniche, sia sempre un punto di riferimento per i suoi compagni. Dà quelle sicurezze che solo certi giocatori sono in grado di dare”.
Al Bentegodi arriverà una Roma che sta facendo una stagione altalenante, a pochi giorni dalla sfida con il Porto in Champions League.
“La Roma rappresenta una delle società che deve stare nella sfera Champions e quindi sa come gestire tanti impegni ravvicinati. È normale che tutte le stagioni non siano uguali, ma dall’esterno si fa fatica a capire il perché di alcuni risultati inaspettati. Sembra più un problema di mentalità. Certo Roma non è Milano, né Torino, ma quello che succede a Roma nel bene e nel male è molto più amplificato. Il percorso in Europa è positivo ad oggi, come è stato esaltante lo scorso anno. Bisognerà vedere se e come la gara di Champions League influirà sulla loro testa e gambe, ma Eusebio sa come gestire questo genere di situazioni. L’impegno con il Porto è di alta difficoltà, le statistiche non contano, ma le portoghesi ci hanno sempre fatto del male dico noi perché quando ero alla Roma ci eliminò il Benfica di Eriksson”.
Se potesse, c’è un calciatore che toglierebbe a Di Francesco?
“La Roma ha tanti giocatori di qualità e non vanno valutati i singoli ma si fa un discorso di squadra. Speriamo che il gruppo sia proiettato verso il Porto. In ogni caso, auguro alla Roma il meglio, ma dalla prossima partita”.
Che gara avete in programma di fare venerdì sera?
“Ci sono tre punti in palio e dobbiamo affrontare tutte le partite per prendere il più possibile. Ogni partita poi ha una storia a sé. Dobbiamo essere bravi ad avere quella leggerezza di giocare contro una grande e se venisse fuori un risultato positivo sarebbe qualcosa in più. Noi abbiamo provato a vincere ad Empoli, c’eravamo vicini, ma non ci siamo riusciti. Contro le grandi ci sono forti stimoli e poi all’andata alla fine ne è uscito fuori un pareggio. Il Chievo storicamente non è mai stato un avversario semplice da affrontare e noi vogliamo continuare a dare filo da torcere e rispettare le nostre caratteristiche”.
Cosa è mancato ad Empoli per portare a casa bottino pieno?
“È rimasto un po’ di rammarico, sul 2-0 abbiamo avuto qualche passaggio a vuoto e lo abbiamo pagato come accade spesso in Serie A. Abbiamo fatto una buona prestazione, ma ci sono mancati degli aspetti mentali forti per mantenere il risultato. I particolari fanno la differenza”.
Dal vostro arrivo a fine novembre insieme a mister Di Carlo, a che punto siete del vostro progetto di lavoro?
“La squadra ha risposto bene sin dal nostro arrivo, la prima gara siamo andati a Napoli e dal primo giorno la nostra strategia è stato incidere sull’umore, sull’amor proprio, per far ritrovare alla squadra lo spirito che ha sempre avuto. La capacità nei momenti di difficolta di riuscire a tirare fuori sempre il massimo. Abbiamo cercato di rimettere al centro quei valori che questa squadra ha sempre avuto. Ma quando non vinci mai perdi la fiducia, capita a tutti. Il percorso sappiamo che è lungo e difficile, ma stiamo cercando di far crescere la squadra da tutti i punti di vista. Il gruppo ha dato la disponibilità e noi ci crediamo. Senza fare programmi a medio e lungo termine, dobbiamo vivere i tre punti partita per partita”.
Quanto è difficile subentrare in corsa?
“Noi abbiamo avuto il vantaggio che Di Carlo ha già lavorato al Chievo ed è riuscito nell’impresa già la volta precedente. E la situazione è quasi la stessa…ci sono alcuni giocatori di quell’epoca e la società è la medesima con il presidente Campedelli. Insomma, siamo partiti un po’ avvantaggiati, ma è sempre un punto interrogativo subentrare a campionato iniziato. A noi è già capitato altre volte, con il Cesena in Serie A, allo Spezia… e è andata quasi sempre bene. Bisogna entrare in empatia con i giocatori, creare una situazione che li faccia scuotere dal momento negativo che stanno vivendo. Difficile, ma anche stimolante”.
C’è un Valigi oggi in serie A?
“Ne esistono tanti più bravi! Io ho già avuto un compito ostico ad essere il vice di qualcuno quando giocavo. È stato bello quando ero a Roma, ma quando sono andato via è stato un delirio, non sono più stato me stesso tutti in me cercavano Paulo (Falcao, ndr). Ci sono tanti ragazzi bravi, certamente non ero Zaniolo, lui ha altre caratteristiche”.
Per lei è sempre una sfida da un sapore speciale?
“L’emozione c’è sempre nel rivedere quella maglia. Anche se è cambiato tutto. io ho sempre metà cuore giallo e mezzo rosso, ma il lavoro è lavoro”.
Lei è campione d’Italia nel 1983. è così difficile vincere a Roma?
“Certamente la quotidianità che vivi a Roma non è quella di Torino. A Milano o Torino puoi camminare tranquillamente e non ti disturba nessuno, nella capitale c’è una abitudine, una cultura diversa ma anche una passione diversa! È un vantaggio ma anche uno svantaggio. Avendolo vissuto, anche se in tempi diversi, Roma ha sempre un sapore speciale. Ai miei tempi non avevamo tutta questa attenzione, oggi ci sono più radio che quotidianamente parlano di calcio, ma Roma ha la passione, il fuoco! Poi che la gestione della settimana sia diversa dalle altre piazze non si può nascondere. Ai miei tempi Viola, un grande presidente, ebbe il merito di chiamare Liedholm che seppe gestire con la giusta ironia tutto quello che ci gravitava intorno”.
Una sola stagione in giallorosso, se dovesse scegliere un ricordo in particolare, quale racconterebbe?
“I ricordi sono tanti. Ma a livello personale quello che mi viene in mente è la prima partita da titolare all’Olimpico. Liedholm ad inizio stagione mi fece giocare molto, ma in Coppa Italia avevano giocato al Flaminio, poi avevo fatto esordio a Cagliari. Ma la prima dal primo minuto fu in Coppa Uefa su contro l’Ipswich. Una grandissima emozione. Poi la festa finale quando siamo tornati dalla trasferta di Genova e abbiamo trovato tutta Roma impazzita di gioia, incredibile la forza e la dimensione di questo popolo”.
Racconterà in questi giorni ai suoi ragazzi la sua Roma?
“I giocatori di oggi sono distanti da quel periodo bello e affascinante. Ma alcuni, anzi molti di loro, non erano neppure nati!”.