Roma Femminile, Hamm: "È fantastico osservare la crescita del calcio femminile, ma sappiamo che possiamo fare e dobbiamo fare di più"

Il membro del CDA della Roma Mia Hamm ha rilasciato un'intervista pubblicata dall'account Twitter del club. Le sue parole sono contenute anche nell'ebook "Donne di calcio" di Alley Oop presentato questa mattina.
Queste le sue dichiarazioni: "È fantastico osservare la crescita del calcio femminile, ma non possiamo fermarci ora. Ci sono ancora molti paesi e molte ragazze che vogliono partecipare, che vogliono migliorare. Sognano di poter giocare un Mondiale o semplicemente in un campionato, ma purtroppo non hanno strutture adeguate o le risorse economiche necessarie per organizzarsi. È importante continuare su questa strada. Penso che capire che siamo più simili che diverse rispetto agli uomini renderà migliore il nostro sport. La crescita è stata positiva ma al tempo stesso siamo consapevoli che possiamo fare di più e dobbiamo fare di più. Nella vita devi trovare la tua identità cercando di comprendere quali sono i tuoi punti forti e le tue caratteristiche. Io avevo buone caratteristiche atletiche, ero molto competitiva già da piccola ed era chiaro che riuscivo a essere molto concentrata sul calcio. Per questo ho sviluppato una chiara percezione delle mie possibilità e questo mi ha aiutata anche in altri ambiti della vita. Lo sport mi ha permesso di inserirmi più facilmente e velocemente ovunque. Oggi vengono investite molte più risorse nel calcio femminile di quanto non si facesse ai miei tempi. Negli Stati Uniti, per esempio, mi ricordo che guardavo in televisione la Coppa del Mondo del 1982 in Spagna e quella del 1986 in Messico commentate in lingua spagnola. Le ultime due edizioni maschili e l’ultima femminile del Mondiale sono invece state trasmesse da quattro o cinque canali nazionali di sport e da network internazionali. La visibilità per il pubblico è quindi aumentata e, di conseguenza, anche gli investimenti. Sulla Roma Femminile? In riferimento alla guida di un team, penso che una delle cose che ho imparato sul campo è l’importanza di mettersi in ascolto, spesso le persone vogliono ascoltare prima se stesse e non va bene. La seconda cosa è creare un ambiente che rafforzi le persone intorno a te: devono capire che tu ti fidi di loro e che credi nelle loro potenzialità. Per far cambiare l’idea che il calcio sia uno sport prettamente maschile la cosa più importante è proprio questa. Quando vai nelle scuole vedi sempre più ragazzine giocare a calcio, lo fanno per la gioia che dà loro. Non sono io che ho scelto il calcio né il calcio che ha scelto me, però io sentivo il mio cuore emozionarsi ogni volta che entravo in campo. Grazie al calcio ho potuto conoscere così tante culture e Paesi, aprire gli occhi sul mondo. Più riusciamo a far capire alle persone che giocare a calcio è indipendente dal genere e più riusciremo ad avere collaborazione in ogni aspetto. Come donne dobbiamo comunque coinvolgere gli uomini, dobbiamo capire che senza di loro non possiamo farcela. In tanti ormai hanno compreso che pure un piccolo investimento ha un ritorno incredibile, non solo dal punto di vista finanziario ma di facility e di infrastrutture. Sul futuro del movimento? Credo che vedremo crescere il numero delle calciatrici e anche aumentare la qualità del gioco, un po’ a tutto tondo: le strutture, il livello degli allenatori, la parte tecnico-tattica e fisica del gioco. Le nazioni che sono più avanti, faranno da traino e da punto di riferimento. I Paesi che sono rimasti, finora, ai margini innalzeranno il loro livello. Le favorite per il mondiale del 2019? Devo dire gli Stati Uniti. Stanno giocando molto bene. Però il livello si è alzato e c’è un bel gruppo di squadre che potrebbero fare bene. Questo è eccitante non solo per un’ex calciatrice ma anche per gli appassionati di questo sport. Tra le squadre europee, terrei d’occhio l’Olanda, la Germania e l’Inghilterra, oltre alla Francia, il Paese ospitante, che sarà sicuramente molto sostenuta dal pubblico di casa. Come calciatrice la mia grande gioia è stata contribuire all’incremento delle donne che, negli anni successivi al mio addio al campo, si sono dedicate agli sport di squadra. Prima molte si cimentavano solo nelle discipline individuali, come l’atletica leggera”.
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