Messina, Lo Monaco: "Italia? Sono rimasto interdetto nel vedere Insigne centravanti". AUDIO!

19.11.2021 03:00 di  Marco Rossi Mercanti  Twitter:    vedi letture
Messina, Lo Monaco: "Italia? Sono rimasto interdetto nel vedere Insigne centravanti". AUDIO!
Vocegiallorossa.it

Il direttore generale del Messina Pietro Lo Monaco è intervenuto a Stadio Aperto, trasmissione pomeridiana di TMW Radio, parlando di vari temi, a cominciare dalla Nazionale: "L'obiettivo non è fallito finché la matematica non dirà che non c'è qualificazione. Il rigore sbagliato all'ultimo minuto contro la Svizzera grida ancora vendetta, rimane un po' di rammarico perché contro l'Irlanda del Nord, partita che bisognava vincere, la prestazione non è stata di quelle impeccabili. C'è una finestra aperta per i playoff, e abbiamo le qualità e la forza per potercela fare. Un po' di affanno ci sta venendo, e questo porta a mancanza di tranquillità. Bisogna stare attenti".

Ha visto un Mancini più preoccupato?
"La delusione c'è. Quando la butti via la qualificazione, con quel rigore sbagliato, quello ti crea angoscia, disturbo. Il rammarico aumenta e la delusione di Mancini è plausibile".

C'è una situazione, un reparto, un elemento che resta preoccupante in vista di marzo?
"Mi lascia interdetto se una partita decisiva per la qualificazione la si va a giocare in Irlanda con Insigne centravanti. Mi chiedo perché l'Italia esprima in quel ruolo solo Immobile. Mi è sembrato un gesto di chi non se la va a giocare pienamente. Non ricordo a memoria d'uomo insigne centravanti: non ha le caratteristiche né la capacità fisica per poter stare a combattere lì davanti. Una squadra che vince gli Europei ed è capace di esprimere come terminale offensivo solo Immobile mi lascia alquanto dubbioso. Abbiamo sentito anche la mancanza di Verratti, ma il nostro centrocampo per temperamento agonistico e qualità è un settore ben fornito, così come non credo ci siano problemi in difesa. Siamo mancati davanti".

Chi potrebbe rappresentare la soluzione per l'attacco?
"Abbiamo giovani interessanti nelle categorie inferiori, come Lucca, che è un attaccante centrale atipico, con una grandissima struttura fisica e non affatto lento. Scamacca stesso negli ultimi tempi sta facendo abbastanza bene. Se si mette Insigne in quel ruolo è il niente, ci deve stare uno di ruolo davanti diventa difficile immagine una qualsiasi squadra senza un attaccante vero davanti".

Qual è l'elemento che porta la Nazionale a mancare due volte la qualificazione diretta ai mondiali e, nel mezzo, a vincere l'Europeo?
"L'Italia ha mantenuto il trend della vittoria agli Europei, è stata prima in classifica fino all'ultimo, ma il calcio è l'unica azienda al mondo dove l'imponderabile la fa da padrona. Non si può dire che l'Italia abbia vissuto il girone da comprimaria, l'ha vissuto da protagonista. Alla fine siamo stati anche masochisti, avendo Jorginho sbagliato più rigori; gli eroi non hanno mai risolto alcun tipo di situazione, sarebbe bastato forse un esame di coscienza personale. In una squadra non c'è un solo rigorista, sarebbe stato giusto demandare, un gesto altruistico da parte di Jorginho".

Pagherebbe la clausola rescissoria di Julian Alvarez?
"Lo farei subito. È un giocatore che li vale, che ha grande prospettiva. Mi è piaciuto avvicinarlo al Suarez dell'Atletico. È un 2000, ha margini di miglioramento notevolissimi. Farei l'accoppiata con De La Cruz del River. Morfologicamente non è Lucca, non è la punta centrale imponente fisicamente, lui è un normotipo, si muove su tutto il fronte dell'attacco, dà profondità alla manovra, non dà mai una palla per vinta, persa. È un agonista, un ganador, come dicono gli argentini. Affronta tutte le situazioni di gioco col concetto di vincerle".

È vera la storia che gli servirebbe qualche mese per ambientarsi nel calcio italiano?
"Assolutamente sì. Basterebbe pensare all'alimentazione, che in Argentina è completamente diversa dalla nostra, loro mangiano molta carne rossa. In Italia abbiamo la fortuna che i giocatori argentini sono i più convenienti nel rapporto fra qualità e prezzo. Hanno bisogno del loro tempo per adattarsi".

Crede sia la volta buona che anche le grandi inizino ad adeguarsi allo standard di molte squadre europee acquisendo attaccanti giovani?
"Noi calcisticamente siamo vecchi. Siamo indietro rispetto all'Europa. Siamo due anni indietro nelle categorie giovanili. Il limite di età dettato dalla categoria di appartenenza di un giocatore è due anni superiore al nostro. Da noi un diciottenne è considerato un primavera, mentre nell'Europa del Nord un sedicenne è considerato un primavera. Viviamo questa stortura del sistema, e a ciò si aggiunge la mentalità che ci porta a considerare giovani atleti che dovrebbero essere già consacrati".

La sfida che più la intriga del prossimo weekend di campionato?
"Quella tra Inter e Napoli è una sfida dove, dovesse prevalere il Napoli, taglierebbe l'Inter fuori dai giochi. Una vittoria della Fiorentina contro il Milan significherebbe lanciarsi in maniera definitiva nei quartieri alti della classifica, e lo meriterebbe per il gioco espresso fino a questo momento, grazie al tecnico. Lazio-Juventus è la partita che meno intriga rispetto alle altre due, una partita tra due squadre in cerca di un'identità chiara non ancora venuta".

Oggi la città di Catania vive un momento difficile sul piano calcistico
"Sono in attesa della sentenza del tribunale sul fallimento. Fa male al cuore, se si pensa che sette, otto anni fa si parlava del Catania come di una realtà importante del nostro panorama calcistico. Una retrocessione dalla A alla B, nell'85% dei casi, porta gravi problemi alla società. L'ultima dirigenza doveva garantire la continuità aziendale, ciò non si è verificato e si paventa la possibilità che il club scompaia. Il Catania è stato l'ultimo club a non subire l'onta di un fallimento, mi auguro ce la faccia anche stavolta".

La Sicilia ha vissuto tanti fallimenti negli ultimi anni.
"Mancano gli imprenditori che investano nel calcio. Gli imprenditori esteri mi sembra escludano le squadre isolane. La Sicilia ha sofferto un declino verticale. Messina è una società neopromossa, partita quest'anno costruendosi da zero: l'obiettivo è mantenere la categoria e buttare le basi per discorsi più stuzzicanti nel futuro prossimo".