Qualcosa di cui (s)parlare
Fonte: L'editoriale di Luca d'Alessandro
Tutti parlano di Totti. Tutti sanno tutto di Totti. Tutti sanno cos'è meglio per Totti. Come il regista Christopher Nolan insegna: "O muori da eroe o vivi abbastanza a lungo da diventare il problema". Totti non è un problema per la Roma, come può esserlo? Lo si vuol far diventare. Se magari l'happy-ending della sua carriera poteva essere stato tranquillamente quello dello scorso finale di stagione, strepitoso, un po' come fece con la Nazionale dopo la vittoria della Coppa del Mondo, adesso, a 3 giornate dal suo addio al calcio giocato (?), si è generata questa sorta di ansia da distacco. Al cuor non si comanda e Totti è la Roma per molti. Il paraddosso, ma si sapeva che sarebbe stato così, è che, non essendo più una minaccia tecnica per tutte le rivali in Serie A, l'Italia tifosa riscopra Francesco Totti e ne voglia tributare la carriera. Il pubblico del Meazza, lettere aperte di tifosi laziali, la maggior parte di quelli che in Germania dicevano: "Si ma Totti che ha fatto al Mondiale?". Più che l'onore delle armi, sembra un voler sfruttare per l'ultima volta la scia di notorietà di cui si è, purtroppo, sempre appropriato chi ha affrontato l'argomento Totti. Non sono di certo quei pochi minuti non concessi da Spalletti al capitano (anche se Bruno Peres e non Totti...) al Meazza il vero problema. Quel fatto è soltanto la punta dell'iceberg, la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Perché si parla di Totti-Spalletti e non della vittoria per 1-4 contro il Milan e non dell'imminente Roma-Juventus? Non si risponde a domanda con un'altra domanda ma, se la Roma fosse ancora in corsa nelle coppe, non avesse perso il derby e Totti non fosse entrato contro il Milan, si sarebbe parlato di questo? Una delle possibili spiegazioni (chi scrive non si arroga il diritto di avere la risposta) è questa. Quando voli alto, come ha fatto fino a un certo punto della stagione la Roma di Spalletti, e poi ti schianti in pochi giorni, il colpo si sente e forte. Ne hanno risentito tutti: allenatore, giocatori, società, che ha presentato prima del termine della stagione il nuovo DS (segno che la testa fosse già alla prossima stagione?), tifosi. L'eco mediatica della piazza ha fatto il resto e quindi, appena si sente l'odore dell'ennesima stagione dell'"avrei potuto, ma non sono riuscito a", oppure "abbiamo fatto tanto, ma non è bastato", subentra quel meccanismo di autodifesa, di attaccamento a quel qualcosa di tuo, che sai non ti può deludere che è Francesco Totti. Invece no, la Roma è seconda e si prepara a difendere la posizione in classfica contro l'avversaria più forte in Italia e tra le due in Europa che ci sia. Servirà la spinta di tutti, viste le assenze di Strootman, Dzeko e probabilmente Nainggolan, perché da Totti, poi si passerà a un'estate bollente di critiche e rivoluzioni tecniche. Anche perché, l'altro paradosso, sarebbe aver buttato la stagione dove sulla carta saresti dovuto essere più forte: Roma-Lione, Roma-Lazio (Tim Cup e Serie A), Roma-Napoli, Roma-Atalanta... Roma-Juventus.