Scacco Matto - Roma-Lazio 1-3, ogni cosa va al contrario
Fonte: Redazione Vocegiallorossa - Gabriele Chiocchio
Il quarto derby è forse il più rovinoso della stagione: la Lazio vince 3-1 contro una Roma del tutto incapace di porre correttivi agli stimoli avversari e ai propri errori individuali e di squadra.
LE SCELTE - Luciano Spalletti non cambia il 4-2-3-1 delle ultime gare: Antonio Rüdiger ed Emerson Palmieri sono gli esterni, con Konstantinos Manōlas e Federico Fazio al centro. Daniele De Rossi recupera e si posiziona in mediana accanto a Kevin Strootman; Mohamed Salah, Radja Nainggolan e Stephan El Shaarawy sono i tre trequartisti alle spalle di Edin Džeko. La Lazio perde Ciro Immobile nel riscaldamento e gioca con Keita Baldé Diao centravanti e Sergej Milinković-Savić e Senad Lulić a suo sostegno.
CENTRO SBARRATO, MA NESSUNA DEVIAZIONE - Già prima della gara, il canovaccio poteva essere intuito: Lazio ad attendere per ripartire e Roma a fare la partita mantenendo il possesso palla. Un possesso palla che, però, in campo si mostra lento, perché il dispositivo difensivo biancoceleste funziona bene: Keita e Milinković-Savić pressano i due centrali della Roma e De Rossi non riesce a farsi trovare libero, col pallone che sgorga inevitabilmente sugli esterni, vittime dell’aggressione dei dirimpettai anche perché Emerson Palmieri spesso non ha connessioni e Rüdiger non ha certo qualità sufficiente. Nessun romanista prova a posizionarsi alle spalle dei centrocampisti avversari e raramente si arriva all’uno contro uno sugli out delle punte esterne, i cross e i lanci per Džeko - braccato dai tre centrali e impossibilitato a inventarsi qualcosa anche oltre la sua indole non particolarmente aggressiva - si moltiplicano rapidamente e la squadra di Inzaghi ha gioco facile nel recuperare il pallone e rilanciare i contropiede. Contropiede sulla cui difesa la Roma è incredibilmente passiva e non aggredisce nessun portatore di palla avversario, rendendo facili anche contrattacchi in inferiorità numerica: l’1-1 della fine del primo tempo è frutto da una parte di tutti questi elementi, dall’altra dell’invenzione di Orsato che regala un rigore realizzato da De Rossi a Kevin Strootman, in una delle confuse azioni offensive che hanno portato il pallone dentro l’area, di fatto annullando tutto quanto accaduto nei primi 45 minuti.
DA POCO A NULLA - Nel secondo tempo, che comincia con Felipe Anderson per Lukaku - cambio avvenuto negli ultimi minuti della prima frazione, con Lulić spostato a sinistra - e Bruno Peres per El Shaarawy, si ripropone però lo stesso canovaccio della prima parte, seppur per motivi diversi. Spalletti, infatti passa al 3-5-2 per provare a guadagnare in ampiezza, ma la manovra finisce comunque per imbottigliarsi al centro, visto che Emerson Palmieri e lo stesso Bruno Peres prendono spesso il campo all’interno finendo per agire da mezzali. E come nel primo tempo, alla prima discesa la Lazio segna ancora con Dusan Basta, sempre a causa di scarsissima intensità dentro l’area di rigore giallorossa (e anche grazie a un pizzico di fortuna, con la deviazione decisiva di Federico Fazio), mettendo nuovamente in condizione la Roma di dover giocare con un assetto tattico contrario a quello necessario in quel momento della partita. Un problema fisico costringe Fazio a uscire e Spalletti inserisce Diego Perotti, che almeno restituisce alla squadra una forma compatibile col contesto e aumenta le possibilità offensive almeno a livello individuale, ma il gol del 2-1 ha già spento i giallorossi in via definitiva soprattutto mentalmente, elemento sottolineato dall’inquietante numero di palloni persi gratuitamente a volte anche in modo imbarazzante. Inzaghi non deve fare altro che evitare di commettere lo stesso errore di Coppa Italia, sostituendo Stefan de Vrij ai primi accenni di infortunio e inserendo il fresco Wesley Hoedt, e aspettare l’occasione per ripartire, visto che il baricentro della Roma si è nel frattempo alzato senza un corrispondente aumento dei pericoli per la porta di Strakosha. L’ingresso di Francesco Totti per Daniele De Rossi, con Radja Nainggolan retrocesso a mediano, è la classica mossa disperata che leva anche quel briciolo di equilibrio rimasto e che la Lazio punisce al secondo tentativo, chiudendo il match con la doppietta di Keita dopo l’occasione fallita da Felipe Anderson.