Scacco Matto - Roma-Atalanta 1-2, interruttore spento in campo e in panchina

07.01.2018 23:33 di  Gabriele Chiocchio  Twitter:    vedi letture
Fonte: Redazione Vocegiallorossa - Gabriele Chiocchio
Scacco Matto - Roma-Atalanta 1-2, interruttore spento in campo e in panchina
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Ancora una delusione interna per la Roma, che stavolta lascia tutti e tre i punti: Cornelius e de Roon spengono i giallorossi, a cui non basta Edin Džeko.

LE SCELTE - Scelte disciplinari e problemi fisici rivoluzionano il centrocampo della Roma, con Di Francesco che manda in campo Maxime Gonalons affiancato da Lorenzo Pellegrini e Kevin Strootman. Difesa e attacco sono quelle considerabili come titolari: dietro, insieme ad Alisson, ci sono Alessandro Florenzi, Konstantinos Manōlas, Federico Fazio e Aleksandar Kolarov, davanti guida Edin Džeko con Stephan El Shaarawy a destra e Diego Perotti a sinistra. Gian Piero Gasperini manda in panchina Andrea Petagna e sceglie Andreas Cornelius, insieme ad Alejandro Gomez con Josip Iličič alle loro spalle.

 

 

 

SWITCH OFF - Nei primi minuti la Roma prova a esercitare il suo pressing nel terzo di campo difensivo dell’Atalanta, zona chiave per lo sviluppo della gara. Gli orobici, infatti, attendono la Roma per puntare a ripartire in velocità, con marcature a uomo fissate per limitare gli uomini giallorossi di maggiore pericolosità individuale, vale a dire Perotti e Kolarov. Al primo ribaltamento, causato, come spesso accade, da una palla persa da Maxime Gonalons, i nerazzurri passano con Cornelius (marcato in modo decisamente troppo morbido da Fazio, che decide di lasciargli il sinistro, col quale piazza il pallone sul palo lontano) e i giallorossi vanno in tilt: la disposizione in campo diventa quasi casuale, gli errori tecnici col pallone aumentano così come quelli senza, col secondo gol che arriva perché Florenzi si lascia sfuggire fin troppo facilmente Gomez alle sue spalle sulla corsia e gli permette di rialzarsi dopo una scivolata, guardare, fingere un passaggio e poi eseguirlo per Marten de Roon. Nella parte centrale del primo tempo si assiste anche a scelte ampiamente errate come passaggi difficili nella propria trequarti, veli senza verificare che ci sia qualcuno alle spalle o fuorigioco tentati a palla scoperta, segno di evidente assenza nella partita della squadra, che nell’ultimo quarto d’ora rimette intensità - riuscendo però a spingere solamente sulle due fasce, con la solita difficoltà di riconquistare il centro - e chiude la prima frazione in superiorità numerica, per l’espulsione per doppio cartellino di de Roon.

TANTI, TROPPI - Dalla panchina nerazzurra - sulla quale non c’è più l’allontanato Gasperini - dopo l’intervallo esce Bryan Cristante, che prende il posto di Iličič per riappesantire il centrocampo. Di Francesco invece comincia il secondo tempo con la stessa formazione del primo, salvo poi richiamare Pellegrini per inserire Patrik Schick e passare al 4-2-4, preferendo mantenere due centrocampisti più adatti al sistema e perdere quello che stava giocando meglio e che comunque forniva più qualità. A destra va Perotti, con El Shaarawy dall’altra parte, che subito si rende efficace fornendo a Džeko l’assist del gol che dimezza le distanze. Il Monito, invece, come ormai è consuetudine lascia la posizione iniziale per prendersi il pallone più lontano dalla porta, facendo scendere un Florenzi che perde progressivamente energie lucidità. Poi il vice di Gasperini cambia ruolo per ruolo, ma in realtà opera una sostituzione difensiva: Cornelius viene rilevato da Andrea Petagna, utile a far salire la squadra e a difendere il pallone in zone meno pericolose. In quelle pericolose invece si aumenta la folla, con l’ingresso di Andrea Masiello per Gomez, con la difesa ospite che diventa praticamente un cinque e mezzo, con Leonardo Spinazzola leggermente più avanzato rispetto ai quattro centrali e ad Hans Hateboer. Con così pochi spazi e la superiorità numerica servirebbe fosforo a centrocampo, ma in panchina c’è solo Gérson e Di Francesco sceglie di forzare ulteriormente, arretrando Perotti accanto a Gonalons e inserendo Cengiz Ünder per Strootman, prima di richiamare un consumato Florenzi e mandare in campo Bruno Peres. Il più dei palloni da giocare nella metà campo opposta finisce per passare dai piedi di Manolas, simbolo aureo dell'estemporaneità delle giocate romaniste nell'ultima parte di gara, chiaramente insufficienti per arrivare al pareggio, pur con un uomo in più di fatto mai sfruttato.